Opinioni - 18 luglio 2023, 10:11

L'OPINIONE. Lukaku alla Juve, Cuadrado all'Inter: un calcio... nel sedere ai tifosi per ripicche, interessi e capricci

Il nostro Mario Chiodetti scrive da "quasi ex tifoso bianconero": «Immaginatevi se Rivera fosse andato all’Inter, Mazzola al Milan, Totti alla Lazio o Del Piero al Torino... Non è vero che il mondo è cambiato, è cambiato il calcio: Gigi Riva mai abbandonò Cagliari, sordo a tutte le sirene, come il folletto Di Natale fu fedele all’Udinese fino alla fine»

Ho sempre tifato Juventus. Prima di me, in famiglia, hanno tifato mio nonno e mio padre, si ricordavano il gigante Charles e il primo Boniperti, Sivori con i calzettoni alla caviglia. Quando la Juve di Heriberto ne prese 5 dal Varese, il campanile ebbe ragione della mia fede, ma soltanto per poco. Ammainai la bandiera a strisce bianconere e misi sul balcone quella biancorossa. L’accoppiata Varese Juventus però mi ha sempre accompagnato, con l’alternanza al comando dell’una o dell’altra squadra, a seconda della loro momentanea fortuna. Con lo sprofondo del Varese, la Zebra rimaneva l’ultimo baluardo, almeno fino all’addio di capitan Del Piero, poi la fede ha cominciato a vacillare, nonostante gli scudetti a raffica, la discesa in borsa e l’“affaire Ronaldo”.

Ora sta scomparendo quasi del tutto, assieme alla curiosità per un calcio che non rappresenta più i suoi tifosi, ma soltanto gli interessi di procuratori e i capricci dei giocatori, bambini viziati senza patria e attaccamento ai colori, mercenari del pallone buoni per ogni casacca. I direttori sportivi si fanno i dispetti come scolaretti: io compro questo per ripicca, anche se con la squadra non c’entra nulla, perché tu mi vuoi soffiare quello che ho inseguito per mesi, alla faccia degli appassionati che ancora sono convinti che ci sia un’etica e una linea di condotta conforme alla tradizione della squadra che si ama.

I tifosi che hanno protestato alla Continassa contro l’arrivo di Lukaku alla Juventus hanno tutta la mia solidarietà, come del resto quelli dell’Inter che si ritrovano “il nemico” Cuadrado, fischiatissimo solo una stagione fa, a galoppare sulla fascia, in un mondo al contrario privo di memoria e di rispetto anche per le storie personali e, se vogliamo dirla tutta, per la decenza.

Immaginatevi se allora Rivera fosse andato all’Inter, Mazzola al Milan, Totti alla Lazio o Del Piero al Torino. Una volta il giocatore simbolo era come il campanile della chiesa intorno al quale si riuniva la comunità calcistica di una città, si andava allo stadio per vederlo perché ognuno di noi si riconosceva nel suo attaccamento ai colori, lo si idolatrava come il cantante o l’attore preferito, era la bandiera della squadra che sventolava anche sotto la tempesta. Pensiamo a Gigi Riva, che mai abbandonò Cagliari, sordo alle sirene juventine, o al folletto Di Natale fedele all’Udinese fino alla fine, esempi di rigore morale e di serietà professionale e, non ultimo, di rispetto verso i tifosi, quelli che alla fine pagano gli stipendi.

Oggi, in una babele di lingue e di colori, non si sa neppure più chi scegliere come testimone della juventinità, perché l’ultimo torinese della squadra è stato Marchisio, anche lui fedele alla maglia, i giocatori sono scelti come si faceva con le figurine e, da tifoso ormai tiepido ma non stupido, mi chiedo il perché dell’arrivo di Giuntoli se poi il mercato lo fa Allegri che nelle ultime stagioni non ha vinto una cicca, snaturando giocatori importanti senza un modulo valido di gioco. Non sarebbe stato meglio cambiare l’allenatore? E tenere e rimotivare giocatori (giovani) che sono costati un occhio, come Vlahovic o Chiesa invece che puntare su uno come Lukaku reduce da una stagione fallimentare e già anzianetto, la cui parola vale un soldo bucato («mai, mai, mai giocherò nella Juventus»)?

Sano solo considerazioni di un quasi ex tifoso ignorante, che venderebbe subito Pogba agli arabi e rifarebbe finalmente il centrocampo partendo dai giovani talenti che il nuovo “football director” dovrebbe portare a Torino come ha fatto a Napoli. Ma pare arrivi Kessie, scarto del Barça, non più giovanissimo e non certo un fenomeno. Che fare? Augurarsi che pure “acciughina” se ne vada in Arabia Saudita (ma non lo volevano neanche là) o che miracolosamente qualcuno del vivaio studi da bandiera e rimanga vita natural durante a indossare la (orribile) nuova maglia a strisce bianconere?

Forse è il caso di ritirare fuori il vessillo del Varese, se non altro in memoria della stagione di Fascetti che mi vide quasi ultrà in curva e con il cuore spezzato dopo il furto di Roma con la Lazio. Questi ricordi, ormai, valgono più di quelli legati a una Juventus ormai disossata e con le righe storte sulla maglia simili a quelle che un tempo segnavano il “fuori sintonia” nei vecchi televisori.

Mario Chiodetti