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Storie | 15 luglio 2023, 08:58

Leonardo Abruzzo riempie piazza Santa Maria e con papà sogna il mondiale di moto GP

La passione per le moto sin da piccolo, il futuro in Spagna e il rapporto con il padre manager Emanuele, su una sedia a rotelle dal 2003 proprio a causa di un incidente in moto: «Il mio timore non doveva essere un freno per mio figlio, limitare qualcosa a lui perché io avevo paura non sarebbe stato corretto»

Leonardo Abruzzo riempie piazza Santa Maria e con papà sogna il mondiale di moto GP

Una moto, anzi, la moto, Leonardo Abruzzo e il papà-manager Emanuele hanno riempito piazza Santa Maria, raccontando la nascita della passione del pilota sedicenne, le paure del papà ma anche il grande orgoglio. Infatti, Leo a soli 16 anni, ha già conquistato diversi traguardi: dalla minimoto a noleggio fino alla vittoria del campionato italiano nel 2021 e al debutto nel 2022 in moto 3 Civ, che quest’anno, al momento, lo vede 2° in campionato. Sempre con il sostegno del Motoclub Bustese che anche questa sera era lì per lui.

«Siamo sempre andati in vacanza a Misano Adriatico e da lì si sentono le moto che girano sul circuito, poi a casa guardavamo sempre le gare e probabilmente la passione è nata da quello», ha raccontato Leo.

Poi da lì, la voglia di provare: «La prima volta è stata a 5 anni, ho provato con il kart. L’anno dopo volevo provare la minimoto, l’ho convinto e si è incasinato un po’ la vita».

Una passione per le moto quasi trasmessa dal papà Emanuele, che però non è mai andato in pista, ma che dal 2003 è su una sedia a rotelle proprio a causa di un incidente sulle due ruote: «Quando mi ha chiesto la prima volta di provare la minimoto è stato difficile, il timore era forte, tant’è che il primo anno ho optato per le 4 ruote. Poi ha fatto tutto l’inverno a dirmi “quando torniamo voglio provare la minimoto” e lì c’è stato il primo importante passaggio mentale: ho capito che il mio timore non doveva essere un freno per mio figlio, limitare qualcosa a lui perché io avevo paura non sarebbe stato corretto».

Inoltre, la «sfortuna o fortuna, è stata che il proprietario della pista aveva preso in simpatia Leo e allora mi ha detto “tu vieni qua, mi dai 10 euro di benzina e lui gira quanto vuole”: non abbiamo più visto il mare».

Ma l’incidente del papà non è mai stato una preoccupazione per Leo: «Quando ho iniziato non avevo neanche capito, averlo scoperto dopo non ha cambiato la mia idea».

Poi i due si sono lanciati nel rapporto papà-manager figlio-atleta: «Il me pilota ascolta lui manager come io figlio non ascolto lui papà». Ma anche dal punto di vista lavorativo Emanuele non ha molto da dire a Leo: «Lui è arrivato a un livello in cui io posso dire poco, è lui che parla con i suoi meccanici, con il capo tecnico e gestisce lui tutta la parte sportiva. Io mi limito a cercare sponsor e costringerlo ogni tanto a fare degli eventi, perché fa parte della sua attività».

Ancora, la voglia di provare ad andare in Spagna il prossimo anno a correre nel Junior GP: «È il campionato in cui guardano i manager importanti perché è dove ci sono i migliori», ma la volontà è quella di rimanere a vivere in Italia prendendo i voli per gareggiare. E quindi papà Emanuele, prima o poi, dovrà lasciare il suo ruolo di manager: «Non sono esperto e non conosco le dinamiche da un certo livello in poi. Se riusciremo ad andare in Spagna e stare davanti in classifica lo curerà una persona più brava di me e io mi metterò a seguire altri giovani italiani».

Anche se potrebbe non sembrare, guidare una moto richiede molta preparazione sia fisica che mentale: «Durante la settimana faccio palestra 2/3 volte, vado in bici anche per tragitti lunghi e c’è l’allenamento in pista, perché arrivi a una certa velocità che il tuo peso va in là, in curva devi tenere con la forza centrifuga che porta all’esterno. Per la concentrazione ho un mental coach che mi segue».

Poi le domande dal pubblico, dal pilota in cui si rivede di più «forse Dovizioso» alle emozioni negative e positive a cui hanno risposto sia il papà: «La paura c’è stata quando da piccolo cadeva spesso in minimoto, poi il timore di quando cambiava le categorie. Il momento più bello è stato quando ha vinto il campionato italiano, ma anche quando ha fatto i primi podi a Vallelunga». E Leo: «Paura credo mai, se hai paura nel fare quello che ti piace non è il tuo sport. La gioia più grande è stata quando ho vinto il campionato».

Ma Leonardo Abruzzo tra qualche anno dove s’immagina? «Mi vedo al mondiale, con un bel team, cercando di stare lì davanti. Il sogno è scontato: arrivare il moto GP e cercare di vincere il mondiale».

Alla serata ha partecipato anche il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli che, dopo essere salito sulla moto accesa da Leo, ha concluso la serata: «In televisione vedo sempre persone che fanno cadute pazzesche correre verso la moto e tirarla su. La loro forza è tutta nella testa, voi siete diversi dagli altri, siete troppo forti, avete qualcosa in più, sta a voi saperle sfruttare. E poi, avere vicino persone che ti possono dare i consigli giusti è sempre una cosa in più». 

Michela Scandroglio

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