/ Economia

Economia | 04 luglio 2023, 12:33

Giovani in fuga dalla provincia: «È come se fossero emigrate Gallarate e Luino insieme. Lo sport ci può aiutare e così la cultura»

In assemblea il presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi esprime la preoccupazione per la carenza di personale specializzato. Plaude al paralimpismo, appella alla vocazione sportiva: «Bisogna scendere su campi di gioco nuovi»

Giovani in fuga dalla provincia: «È come se fossero emigrate Gallarate e Luino insieme. Lo sport ci può aiutare e così la cultura»

I giovani, lo sport, ma anche alla cultura. Le ombre, che possono trarre luce da strade magari meno esplorate ma cruciali per la provincia di Varese. È quanto rimarca nella relazione il presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi (LEGGI ANCHE QUI).

Gli squilibri e la fuga

Ricorda:  «Due anni fa abbiamo dedicato parte della nostra Assemblea agli squilibri demografici. Allora emergevano dalle statistiche, oggi li misuriamo dalla frequenza con cui (come imprenditori) ci lamentiamo della difficoltà di trovare collaboratori. È un tema di attrattività. È un problema comune che tocca tutti i settori. Non c’è personale specializzato, ma neanche persone da specializzare»

È una questione di prospettiva di territorio, ribadisce il presidente: «Le proiezioni demografiche al 2031, che sono già scritte nei dati di oggi, ci avvertono che la provincia progressivamente si squilibra. Con una popolazione anziana dai 65 anni in su che toccherà il 27,5% (contro il 24,5% attuale), con una popolazione attiva che potrebbe scendere al 61,5% ed una fascia di giovani attorno all’11%. Un ragazzino ogni 3 nonni circa».

Senza giovani, non si può evolvere, questo è certo. E Varese ne ha estremamente bisogno.

«Solo negli ultimi 5 anni sono saliti del 18,4% i varesini iscritti all’Aire (l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), superando quota 65.000. È come se fossero emigrate le città di Gallarate e Luino messe insieme. E purtroppo non è la sola via di fuga - spiega Grassi - Su un altro fronte, quello svizzero, “perdiamo” circa 32.000 persone che ogni giorno varcano il confine come frontalieri. L’equivalente della città di Saronno. I pendolari verso Milano sono difficilmente stimabili».

E poi c'è un'altra assenza inquietante: «Tuttavia, quello che più preoccupa e angoscia sono i giovani che non partecipano. Quei Neet che stiamo perdendo alla vita attiva. Un bacino di circa 24.500 giovani (molto più della città di Tradate) tra i 15 e i 29 anni che per diverse ragioni non risultano né occupati né inseriti in un percorso di istruzione. I motivi possono essere differenti, ma rimane la sensazione di un disagio di fondo che merita l’attenzione del territorio. E ringrazio qui il prefetto, Salvatore Pasquariello, che ha aperto tavoli di confronto su questo tema». Riconoscenza estesa anche alle forze dell'ordine.

La fatica, il recupero

«Di fronte a queste dinamiche demografiche, il risultato è quello di una provincia che fa sempre più fatica a permettere alle persone di realizzarsi nel lavoro e nelle proprie passioni, come dimostra il Social Progress Index - osserva ancora - Nel nostro personale Bilancio sociale di territorio, tutte queste voci andrebbero ascritte alla colonna delle perdite. Perdite di energie, entusiasmi, capacità, welfare. Perdite che ci richiamano alla necessità di affrontare il tema demografico anche attraverso nuove e più efficaci politiche di integrazione del flusso migratorio. Se ben governato può essere strumento di sviluppo e di progresso economico e sociale. E in questo le imprese devono giocare un ruolo fondamentale di inclusione nella società. Molte lo stanno già facendo con processi spontanei». Bisogna però che si muova il territorio, il Paese.

«Ciò vale anche per percorsi di reinserimento nella comunità attraverso il lavoro nelle carceri».

Richiamare i giovani

Ma come richiamare i giovani in particolare? Attraction & retention, sono le nuove parole chiave che sentiamo sempre più spesso nominare. Qualche suggerimento lo ascolteremo quest’oggi proprio durante il talk della nostra giovane ospite Maria Elettra Favotto che, quotidianamente, si occupa di agevolare il confronto intergenerazionale nelle aziende - premette -  Deve essere più attrattivo, però, anche tutto il territorio. Non ci possono essere isole aziendali felici in un contesto di aridità di occasioni. Così come non ci può essere un territorio attrattivo senza imprese disposte a ripensare i modelli organizzativi di gestione del lavoro e della sua conciliazione con la vita privata delle persone. Con tutti i loro bisogni. Da quelli di svago a quelli di cura del proprio ambito familiare».

Ecco perché si è portato avanti il progetto di welfare “People – L’impresa di crescere insieme”.

Vocazione sportiva

Ma un altro fattore che può invertire della tendenza è la vocazione sportiva della provincia, per una nuova immagine: «Siamo qui, in questo Palaghiaccio, anche per questo. Per ribadire il nostro nuovo impegno, unito a quello degli altri stakeholder, in primis la Camera di Commercio e la Provincia, per trasformare tutto il territorio di Varese in una wellness destination. Un’area in cui lo sport può rivestire, insieme alla comunicazione delle nostre bellezze naturali ed alla valorizzazione della nostra cultura e delle sue ricadute creative, un elemento di sviluppo economico... Perché l’impegno nel sostegno allo sport, alle sue tante società e associazioni, ai grandi eventi non può limitarsi al mecenatismo».

Lo sport è anche l'elemento che ha permesso nell'ultimo decennio a Varese di rimanere nelle prime dieci posizioni della classifica della qualità della vita. Un motivo di orgoglio, come pure constatare che «alla singola voce di indice di sportività nelle discipline paralimpiche Varese è prima assoluta a livello italiano da diversi anni».

Bisogna saperlo raccontare, per richiamare le nuove leve e svegliare interesse: «La Varese dello sport può essere un volano di attrattività di giovani e, perché no, di una rinnovata imprenditorialità di settore. In quest’ultimo anno abbiamo più volte sostenuto che dobbiamo neutralizzare i nostri punti deboli valorizzando i punti di forza. Lo sport è uno di questi. Dobbiamo crederci. E a crederci non devono essere sempre gli stessi. Penso all’indomabile spirito di servizio di Toto Bulgheroni per la Pallacanestro, e non solo. O alle tante imprese che partecipano alle iniziative di Varese nel cuore».

Ci vuole l'arte

Ma poi la cultura e anche qui le citazioni delle realtà e dei personaggi che hanno fatto la differenza arrivano. «Non siamo abituati a riconoscerci come territorio di arte. Eppure, sono tante le forme legate alla creatività, all’uso del colore e del design che ci caratterizzano anche come industria - dice Grassi -Pensiamo alle tintorie tessili che hanno da sempre lavorato con l’alta moda stampando e colorando magnifici tessuti. Pensiamo all’occhialeria ed alle lastre di acetato con le trasparenze multicolore, pensiamo alle lavorazioni jacquard che ci hanno resi famosi nel mondo (con l’arte e i colori di Missoni diventati mostra internazionale), pensiamo ai disegni ed alle trame dei pizzi. Pensiamo all’arredamento. Pensiamo al design che accompagna la tecnologia dei nostri elicotteri ed aeri conservati nel museo Agusta e di Volandia. Pensiamo a ciò che è stata la realtà della ceramica di Laveno con il patrimonio di designer e decoratori che seppe sviluppare attorno a sé».

Menziona la «sensibilità all’arte che spesso ha portato imprenditori, designer, appassionati a realizzare collezioni straordinarie (come quella di Villa Panza e della Rocca di Angera o come quella privata del compianto Giuseppe Merlini), raccogliere le proprie opere (come Marcello Morandini) e ad ospitare mostre temporanee in luoghi insoliti (come Sea Malpensa). Ci sono esempi di valore. Abbiamo la fortuna di avere anche un Museo come il Maga he consente ai giovani di fruire dei propri spazi con aree di studio, di aggregazione, di scambio artistico».

Modelli che ispirano anche il nuovo progetto Mill, con il quartier generale confindustriale e l'integrazione crescente tra imprese e formazione vicino alla Liuc di Castellanza.

Il brand di fare bene le cose

Si vuole «valorizzare il brand di una “Varese in cui si fanno bene le cose” - osserva ancora Grassi - Sempre. Un progetto che, riprendendo la metafora sportiva, ci deve portare a scendere su nuovi campi di gioco. Non sono i nostri consueti. Ma siamo convinti di avere le caratteristiche per portare a casa la partita. Con etica, lavoro di squadra e continua tensione all’obiettivo. La coppa in palio è prestigiosa: costruire un territorio in cui tutti vorrebbero vivere, lavorare, esprimersi. È questa la Varese vincente che sogniamo per i nostri figli, per tutti noi».

Ma per fare di Varese una wellness destination serviranno i giovani, le loro energie, i loro talenti, il loro coraggio. 

Di qui la conclusione: «Visto che parliamo molto di sport, quest’oggi, voglio chiudere con la citazione di un campione, Michael Jordan: “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”».

Marilena Lualdi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore