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Calcio | 28 giugno 2023, 10:14

Il calcio pulito di Claudio Gentile: «Mai avuto un procuratore, mai ceduto a una raccomandazione. Contano solo meritocrazia, sacrifici e risultati»

La sua grande Under 21 («Gruppo straordinario, in sei poi alzarono la Coppa a Berlino») e quella che stasera si gioca l'accesso ai quarti dell'Europeo, il Var, il caso plusvalenze, il presente («Ogni giorno pedalo 80 chilometri e ogni volta mi stupisco del magnifico panorama del Varesotto»), Borghi, Agnelli-Boniperti e Berlusconi: «Il Cumenda ti prendeva in considerazione solo se davi il massimo, alla Juve dovevi saperti comportare anche fuori campo, il Milan apripista del modello aziendale nel calcio»

Claudio Gentile nasce a Tripoli, in Libia, il 27 settembre 1953. Veste le maglie di Varese, Juventus (con cui vince 6 scudetti, 1 Uefa e 1 Coppa delle Coppe), Fiorentina e Piacenza. È campione del mondo in Spagna nell'82 e la sua Under 21 vince l'Europeo 2004

Claudio Gentile nasce a Tripoli, in Libia, il 27 settembre 1953. Veste le maglie di Varese, Juventus (con cui vince 6 scudetti, 1 Uefa e 1 Coppa delle Coppe), Fiorentina e Piacenza. È campione del mondo in Spagna nell'82 e la sua Under 21 vince l'Europeo 2004

C'è chi non scende a compromessi, resta se stesso a qualunque costo e crede ancora in un calcio dove contano i progetti, la meritocrazia senza interferenze - dei procuratori o di chicchessia - e non accetta raccomandazioni di alcun genere. È il calcio del sacrificio e dei valori da trasmettere, il calcio di Claudio Gentile, classe 1953, difensore e campione del mondo con la Nazionale dell'82, nato calcisticamente a Varese. Nella Città Giardino, oltre ad aver conseguito il diploma di geometra, Gentile ha fatto tutta la trafila dal settore giovanile dopo una campionato in prestito all’Arona dove, dopo un'amichevole con il Cagliari, Gigi Riva chiede ai dirigenti sardi di acquistarlo.

Affare che non va in porto per via del prestito tra la società piemontese e il Varese. Claudio ritorna al Franco Ossola nel 1972, gioca uno straordinario campionato tra i cadetti, tanto da essere considerato il miglior difensore della Serie B di quella stagione.

Passa alla Juventus nel 1973 e vi rimane sino al 1984, vincendo sei scudetti, una Coppa delle Coppe, una coppa Uefa e disputando una finale di Coppa dei Campioni. Terminata l’esperienza bianconera, gioca dal 1984 al 1987 nella Fiorentina per poi concludere la sua carriera nel Piacenza nel 1988.

Ha formato una delle migliori linee difensive di sempre assieme al portiere Zino Zoff, al libero Gaetano Scirea e al terzino sinistro Antonio Cabrini, tutti e tre compagni di squadra e di nazionale. Ex bandiera della Juventus, è stato commissario tecnico della nazionale Under 21, con la quale ha vinto il titolo europeo nel 2004 e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene.

Claudio Gentile, una sua impressione sull'Under 21 allenata da Paolo Nicolato che stasera (20.45, Rai 2) si gioca la qualificazione ai quarti dell'Europeo.
Alti e bassi, adesso c’è da giocarsi tutto contro la Norvegia (con un successo gli azzurrini sarebbero qualificati in caso di vittoria o pareggio della Francia con la Svizzera, ndr). Non bisogna assolutamente sbagliare ed essere in partita per tutti i 90 minuti. Purtroppo con la Svizzera c’è stato un momento di deconcentrazione e loro ne hanno subito approfittato. Aspettiamo stasera prima di fare le giuste considerazioni.

È favorevole all'utilizzo della tecnologia e del Var nelle semifinali?
Certamente: andava già utilizzato nelle qualificazioni. Il Var è importante per fugare ogni dubbio o errore umano ed è giusto utilizzarlo nei campionati e nei tornei importanti come un Europeo. 

Ci racconta la sua Under 21 vincente?
Un gruppo straordinario e ben strutturato, tanto che due anni dopo la nazionale di Marcello Lippi vinse a Berlino contro la Francia il Mondiale 2006 con ben sei giocatori cresciuti nella mia Under 21, calciatori vincenti e di talento come De Rossi, Gilardino, Amelia, Iaquinta, Zaccardo e Barzagli. Era una formazione costruita per avere il miglior attacco e la migliore difesa.

Come divenne allenatore azzurro?
Mi arrivò una telefonata dell'avvocato Nizzola, allora presidente della Figc che mi chiese di collaborare per rilanciare l'under 21. Allora io ero proprietario di una tessitura nel Comasco assieme ad un socio; per me la nazionale e la maglia azzurra sono sempre state e saranno sempre una seconda pelle, quindi accettai la proposta. Dovetti vendere le mie quote in azienda in quanto l'impegno calcistico era totalizzante e non riuscivo a conciliare le due cose. 

Visti i grandi risultati ottenuti, per quale motivo è stato messo da parte?
Evidentemente i risultati non sono stati ritenuti sufficienti dalla Federcalcio: ci sarà stato un motivo nella loro testa per dirmi arrivederci e grazie.

Forse perché fece saltare qualche equilibrio interno, magari con qualche procuratore?
Sono andato sempre avanti con la mia testa, convocando esclusivamente chi lo meritava e credo che i risultati mi abbiano dato ragione. Ho avuto pressioni da diversi procuratori che in tutti i modi cercavano di convincermi a far giocare il loro "beniamino", ma non ho mai accettato ricatti di questo genere, anzi spesso rispondevo in modo molto sgarbato. Con questo mio comportamento ho rotto certi equilibri di potere e non sono risultato simpatico a chi tira le fila, però non mi pento di quanto fatto perché sono cresciuto con i valori della meritocrazia e del sacrificio e non accetto la raccomandazione. 

Ha vissuto il calcio di Giovanni Borghi, Agnelli e Boniperti, Berlusconi: tre stili diversi?
Tre modi di interpretare il calcio. Porterò sempre nel mio cuore il Varese della mia gioventù, quando con mister Maroso e patron Giovanni Borghi se non davi il massimo non venivi preso in considerazione. Il Cumenda era una leggenda, un personaggio unico: pensate che fui venduto alla Juventus per 250 milioni: la Ignis aveva bisogno dei motori per i suoi elettrodomestici e la Fiat in cambio fece una fornitura di varie tipologie di motori.
Alla Juve trovai il grande Pietro Anastasi che mi aiutò molto. Agnelli pretendeva un comportamento esemplare dai suoi calciatori, sia in campo che fuori; il rispetto delle regole era assolutamente necessario. Non erano i procuratori a "dettare" il rinnovo dei contratti ma si doveva passare da Boniperti e vi assicuro che non era facile fargli aprire il portafoglio.
Per la cronaca, vorrei sottolineare che non ho mai avuto un procuratore, né da calciatore e neppure da allenatore.
Quanto a Berlusconi, ho vissuto la sua era da dirigente: ha cambiato il calcio, portando il modello aziendale nelle società. Il Milan in questo ha fatto da apripista. 

Capitolo plusvalenze della Juventus: come lo vede? 
Se non fosse stata coinvolta da subito la Juventus, non credo che la notizia avrebbe avuto questo grande risalto mediatico. Quello che non trovo giusto è stata la gestione della vicenda durante il campionato. Prima si finisce di giocare, poi si prendono decisioni: questa a mio avviso era il metodo giusto da seguire. 

Cosa fa adesso Claudio Gentile?
Per ora vado in bicicletta e mi mantengo in forma. Ogni giorno faccio con i miei amici circa 80 chilometri e vengo a pedalare nelle bellissime zone del Varesotto con i loro magnifici panorami.

A tornare ad allenare non ci pensa mai?
Non nascondo che mi piacerebbe, ma il mio modo di essere e il mio carattere mi impongono delle regole comportamentali su cui non transigo, e cioè di lavorare con società serie che credono in un progetto, nella meritocrazia senza interferenze e raccomandazioni di nessun genere.
Voglio essere giudicato in base ai risultati raggiunti lavorando in un gruppo con onestà, trasparenza, serietà e sacrificio che sono tutto quello che mi hanno trasmesso i miei genitori e i maestri di vita che ho avuto la fortuna di conoscere nella mia carriera.

Claudio Ferretti


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