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Varese | 23 aprile 2023, 08:29

LA STORIA. Walid e quelli del campetto al Vivirolo: «Qui ci divertiamo e sogniamo. Io gioco nel Biumo e siamo fortissimi»

Maglia blu contro maglia bianca, un pallone dai rombi sbiaditi, un campo di terra battuta con i buchi e le gobbe e un ragazzo egiziano che gioca lì con i suoi amici ogni giorno: «La domenica c'è la partita con un’altra formazione mista, ci sono italiani, pakistani, marocchini. Ma noi li battiamo»

LA STORIA. Walid e quelli del campetto al Vivirolo: «Qui ci divertiamo e sogniamo. Io gioco nel Biumo e siamo fortissimi»

Quelli che il campetto se lo prendono da soli. Quelli che in maglia blu sfidano quelli in maglia bianca. Quelli che non hanno nemmeno vent’anni e sognano con un pallone dai rombi sbiaditi. Quelli che dall’Egitto sono arrivati al Vivirolo - ul Viviroeu - per tirare in una porta con la rete bucata. 

«Così eravamo noi, così eravamo noi…» canterebbe Paolo Conte, ma adesso nel piccolo campo di terra battuta, con i buchi e le gobbe, e qualche residuo ciuffo d’erba a far da corona ai pali, ci sono Walid e i suoi amici quasi ogni giorno, ad allenarsi e giocare a 5 a 7 o a 11 sul terreno regolamentare dove un tempo si schierava la Cassiopea. 

Walid, classe 2002, è da quasi un anno a Varese ed è l’unico a parlare un po’ di italiano. È un esterno sinistro, mentre Mohamed è l’esterno destro e Mohamed è anche il portiere, con la squadra che conta anche su due terzini e un centravanti. 

«Io gioco nel Biumo, sono l’unico a far parte di una squadra, gli altri vengono qui a fare la partita la domenica con un’altra formazione mista, ci sono italiani, pakistani, marocchini. Il sabato e la domenica ci sono tanti ragazzi, ci divertiamo parecchio. Il Biumo è diventato fortissimo da quando in squadra sono entrati quattro ragazzi egiziani, giochiamo nel campo dell’oratorio dietro il Carrefour».

L’emulo del “Faraone” El Shaarawy è il capitano riconosciuto della squadra egiziana, detta i tempi di gioco e mette perfino in posa per la fotografia gli altri compagni, in piedi e accosciati come usava un tempo, tifa Liverpool e Real Madrid e vuole fare il calciatore. 

Walid mi insegna a entrare nel campetto dalla strada e mi sembra di ritornare ai tempi del ginnasio, quando in bicicletta si andava alla ricerca di qualche rettangolo spelacchiato con le porte senza reti dove tirare quattro calci. Alle medie l’idolo era Causio, ero un’aletta destra che crossava e qualche volta faceva goal.

«Metti il piede qui e scavalca, poi ti faccio vedere il buco nella rete e puoi entrare». Mi emoziono, perché a vent’anni facevo gli stessi gesti di questi ragazzi, e quando calpesto la terra battuta i ricordi si fanno fitti: Cazzago Brabbia, un fazzoletto di prato in mezzo ai campi di granoturco; Voltorre, un campo già come si deve, con la sezione C del “Cairoli” a sfidare la F e il mio massimo score, 2 gol; Sacro Monte, con una indimenticabile partita in notturna lo stesso giorno in cui Mennea fece il record del mondo sui 200 piani, con la notizia arrivata in diretta dalla radio.

I ragazzi egiziani coltivano i sogni che noi avevamo 40 anni fa e prima di noi i nostri genitori usciti dalla guerra, diventare calciatori, o magari solo divertirsi in un campetto di periferia lasciato a sé stesso ma vivo e palpitante, perché nulla da più vita alle cose dell’entusiasmo dei vent’anni, e allora il Vivirolo si veste da Santiago Bernabeu. 

«Vieni la domenica alle 15 per vedere la partita, arrivano anche ragazzi italiani, ma noi li battiamo. Io gioco nel Biumo, siamo forti», dice Walid, ormai nel ruolo di portavoce della squadretta. Tirare calci a un pallone che ne ha viste tante regala un infinito senso di libertà, ogni pedata è un segno di appartenenza e di integrazione, la voglia di confrontarsi e sentire di valere qualcosa. Giocare nel Biumo è già un punto di partenza importante, vestire una maglia vuol dire essere qualcuno.

Finita la chiacchierata sto per riprendere la bici, ma la maledetta voglia, unita alla nostalgia, mi spinge a una richiesta: «Walid, posso tirare un rigore?» Mohamed si mette in porta: piattone destro e goal all’angolino alla sua sinistra. Il piede si difende ancora, i ragazzi applaudono, ho di nuovo vent’anni.

Mario Chiodetti

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