Busto Arsizio - 30 novembre 2022, 11:30

Lampioni, Sabba rispolvera la “Baraonda”. Malumori sul tavolo giovani, Forza Italia: «L’assessore faccia mea culpa»

Maggioranza di Busto granitica in Consiglio nel respingere la mozione del Pd sul decoro del centro, con Sabba (lista Antonelli) che recupera le strisce della rivista satirica e lo show di Beppe Grillo per evidenziare che trent’anni fa i lampioni di Richino Castiglioni vennero criticati. Ma sul tavolo per le politiche giovanili il capogruppo forzista Tallarida invita l’assessore Cerana (Fratelli d’Italia) a fare «mea culpa» sulla gestione dell’iniziativa

Il Partito Democratico presenta una mozione sul decoro del centro storico e in Consiglio comunale si riaccende lo scontro sui lampioni di Richino Castiglioni rimossi tra le polemiche. E se il centrodestra è granitico nel bocciare le richieste dei dem, la maggioranza appare meno compatta a proposito del tavolo sulle politiche giovanili, con il capogruppo forzista Orazio Tallarida che invita l’assessore Daniela Cerana (Fratelli d’Italia) a fare «mea culpa» sulla gestione dell’iniziativa.

Lampioni, Baraonda e… Beppe Grillo

La mozione del Pd sul decoro del centro invita a «valutare l’avvio di un’interlocuzione con il nuovo gestore dell’illuminazione pubblica al fine di ottenere il ripristino dei lampioni precedentemente presenti, anche individuando nuovi spazi per quelli attualmente sostituiti in modo da evitare extra costi».

Apriti cielo. Il capogruppo della lista Antonelli Marco Lanza si dice «attonito»: «Le priorità del Pd sono scollegate dalla realtà. Il decoro urbano non è da trascurare, ma nel momento che stiamo vivendo, a loro interessa ripristinare dei lampioni anche di discutibile gusto. E senza costi extra: la vedo difficile così».
Dello stesso avviso il capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Folegani: «Ne discutiamo da mesi. Io in 32 anni non ho mai conosciuto gente che andasse fiera della città per i lampioni. Mi sembra gli si stia dando più importanza del dovuto».

«L’arredo urbano è fondamentale e il bello porta aiuto al commercio», premette Matteo Sabba (lista Antonelli), prima di “sfoderare” l’ironia della rivista satirica Baraonda, trent'anni fa molto pungente sui lampioni anche oggi al centro del dibattito. «Ho appena pubblicato diverse strisce sulla mia pagina Facebook, insieme ad alcune pagine di giornale dell’epoca. Ci fu quasi una rivolta popolare – afferma Sabba –. Mi hanno anche raccontato che quando Beppe Grillo venne a Busto, dopo essersi informato come sempre di quello che succede sul territorio, aprì lo spettacolo chiamando a gran voce “Richino!”». A testimonianza, per Sabba, di quanto la questione fece discutere. «Ora ci si innamora di questi lampioni perché li abbiamo rimossi noi», chiosa.

«State tranquilli, abbiamo ben altre proposte e progetti – la replica di Cinzia Berutti del Pd –. Il bello richiama i cittadini, se invece arrivo in centro e non posso lasciare una bicicletta né sedermi perché ci sono poche panchine, è un problema. Nell’ultima variazione di bilancio ci molti interventi che vanno in questa direzione. Evidentemente abbiamo fatto la cosa giusta».

La collega dem Valentina Verga si dice «allibita da certi interventi. Ci si è focalizzati sui lampioni, ma si parla di molto altro».
Ed è l’assessore allo Sviluppo economico Manuela Maffioli a elencare quanto previsto per l’arredo urbano, in centro come a Borsano e Sacconago.

Il tavolo delle polemiche

Se la maggioranza si rivela compatta nel voto contrario alla mozione del Pd, dal dibattito sul tavolo sulle politiche giovanili emerge qualche malumore.
È l’opposizione a chiedere che fine abbia fatto l’iniziativa avviata dall’assessorato alle Politiche educative guidato da Daniela Cerana.

«Rimando a voi la domanda – dice l’esponente di giunta –. Dove sono finiti i vostri rappresentanti giovanili? Abbiamo cercato di coinvolgere nella vita politica della città i giovani candidati, eletti o non eletti. Ci sono stati quattro incontri e ho messo a loro disposizione un drive e una chat con l’intento di ragionare sui progetti. Sono in attesa delle proposte».

Tutti concordi, da Sabba a Emanuele Fiore (Popolo, Riforme e Libertà), sull’aprire il tavolo anche a chi non si era candidato alle elezioni amministrative. Anche «istituzionalizzandolo per responsabilizzare i giovani», aggiunge Paolo Pedotti (Pd).

L’intervento più critico arriva dai banchi della maggioranza: «L’assessore non mi trova d’accordo quando chiede dove siano i ragazzi – obietta il capogruppo (e commissario cittadino) forzista Orazio Tallarida –. I giovani di Forza Italia che hanno partecipato erano entusiasti e non hanno ricevuto più nessun invito, e di questo mi dispiaccio». Rammarico a suo modo condiviso anche da Giuseppina Lanza (Prl): «Dobbiamo essere noi e l’assessorato a guidare i ragazzi». «Ma la passione per la politica non me l’ha mai insegnata un assessore – interviene Folegani –. Il fine è quello di portare proposte».

«Non ero a scuola – la replica dell’assessore Cerana – non avevo davanti ragazzi di 17 anni, ma tra i 25 e i 37 anni. La metodologia forse non è quella da usare con degli adolescenti. Se devo stimolare gente di questa età… è dura. I giovani delle liste erano i primi interlocutori, senza preclusioni per i non candidati. L’intenzione era di aprire poi ad associazioni o gruppi giovanili del territorio una volta delineate delle idee». In ogni caso, «se domani appaiono nel drive almeno due progetti da discutere, io convoco subito il tavolo. Ma l’ultimo incontro è diventato quasi imbarazzante, ho ripetuto per quattro volte le stesse cose».

«Ho lavorato parecchio con i giovani e continuo a farlo. So che hanno voglia di darsi da fare, ma attendevano indicazioni», ha detto ancora Tallarida, portando la testimonianza di quanto avviene con i ragazzi di Forza Italia a Busto. «Mi consenta consigliere Tallarida – la risposta di Cerana – io non stavo facendo assoldamento di manodopera, ma ho chiesto ai partecipanti di aiutarmi con delle idee per rispondere a esigenze e problemi dei loro coetanei».
«Basterebbe un mea culpa da parte dell’assessore e un impegno a far riprendere vita al tavolo», la chiosa di Tallarida che pone fine alla discussione in assise. Ma non nei corridoi di Palazzo Gilardoni…

Riccardo Canetta