«Questa solidarietà e questo ricordo benefico della sua fiugra avrei preferito che fosse stato altrettanto caldo quando lui ha rinunciato a essere segretario della Lega, quando ha rinunciato a ricandidarsi a governatore e quando ha rinunciato a candidarsi come sindaco di Varese, la città che ha amato molto. Non sempre è stato apprezzato il suo fare moderato, il suo saper ascoltare e il suo saper difendere le sue scelte...».
Così il noto professore varesino Robertino Ghiringhelli, intervistato da Marco Dal Fior, omaggia Roberto Maroni, scomparso martedì mattina, in uno dei ricordi più belli e autentici finora ascoltati: «Lo conobbi in via San Pedrino, dove c’era la sede di quella che non era ancora nemmeno la Lega Lombarda ed era retta da Bossi e Salvadori: Maroni già allora seguiva Bossi nei dibattiti sul federalismo. Mi chiamava il filosofo, perché diceva che il mio federalismo era troppo astratto: il federalismo è autonomia - diceva - rispetto, richiede la presenza attiva delle persone, è un modo di vivere. Lui si è sempre attenuto a questo».
E poi l’amore per la cultura, quello per la vela, quello per il Milan: «Ma niente per lui era come la lotta per il federalismo: l’ultimo suo grande atto politico è stato il referendum su questo tema. Mi diceva: il federalismo cammina sulle spalle degli uomini, dobbiamo educare gli uomini».