Varese - 22 novembre 2022, 16:13

ALL'AMICO BOBO. Mi venisti incontro senza scorta al funerale di mio figlio Paolo per un abbraccio. Oggi lo restituisco alla tua famiglia

Marco Dal Fior ricorda il "suo" Bobo Maroni: «Giocavamo sui campi di sabbia del liceo Cairoli, andavamo sul lago - io istruttore di vela e tu allievo appassionato - poi vennero i microfoni di Radio Varese e i pranzi al "Matarel" tra una cassoeula e l'ossbus. Una volta in Galleria Manzoni ti avvicinasti a me vestito di rosso e con la barba bianca swingando con la fisarmonica nenie natalizie: "Non metti qualche soldino per il Natale dei più poveri?”»

Bobo Maroni, qui in barca a vela per una regata nell'Atlantico, è partito per un lungo viaggio

Sai, Bobo, queste righe mi costano un sacco di lacrime. Perché neppure la politica era riuscita a dividere quell’amicizia nata sui campi di sabbia dove giocavamo i tornei di calcio del liceo Cairoli. La Terza E, più vecchia e carica di gloria delle passate edizioni, e tu “quartino” impertinente che ci facevi ballare a metà campo e sputare sudore e imprecazioni.

Ci eravamo poi ritrovati subito dopo sul lago di Varese. Io istruttore di vela, tu allievo appassionato e divertito. Tanto che, quando la sezione di Varese della Lega Navale si trovò tra le mani un invito per una crociera premio sull’Amerigo Vespucci, non esitasti a candidarti tra i possibili partecipanti. Ci trovammo così a lustrare ottoni e a tirare a lucido la nave in vista dell’imbarco dei cadetti. Sanremo-Cagliari-Livorno, altro che crociera. Ma ci divertimmo un sacco.

Poi venne la radio, i microfoni di Radio Varese, io che avevo proposto una trasmissione di musica e tradizioni popolari lombarde, tu che sapevi usare il mixer e per questo ti offristi di farmi da sparring partner. E io che da allora mi chiedo quale sia stato il mio involontario contributo a spingerti nella Lega (Navale o Lombarda, magari hai fatto confusione) e a spronarti nella difesa dei valori di questa terra, magari esagerando un filo quando si è trattato di invocare la secessione.

Poi mi ricordo i lunedì a pranzo al “Matarel” di Milano. Tu con la tua corte di aficionados nel tavolo in fondo a sinistra, io con i miei colleghi in quello nella saletta a destra. E Marco Comini, il patron, a prenderci in giro con sagacia virulenta, condita però da un amore di fondo che veniva sempre allo scoperto tra una “cassoeula che l’è pussée legera de ‘na paillard” e “l’ossbus che la Elide incoeu l’ha fàa special”.

Il dicembre di non mi ricordo più quale anno sto entrando in Galleria Manzoni e un trio vestito di rosso e con le barbe bianche mi viene incontro swingando nenie natalizie. Mi porgono un cappello con dentro qualche spicciolo. Io cerco di dribblare e raggiungere il portone di casa. “Pirla, non metti qualche soldino per il Natale dei più poveri?”. Mi giro di scatto. Sotto la barba del fisarmonicista ti nascondevi tu, allora ministro dell’Interno, che non avevi voluto rinunciare alla tradizione dei Distretto 51 e avevi voluto partecipare alla questua benefica del gruppo. Ti diedi qualche biglietto da mille e un abbraccio.

Lo stesso che ci scambiammo il 1° agosto 2009. All’uscita dalla chiesa di San Vittore, dove si era appena celebrato il funerale di mio figlio Paolo, mi venisti incontro facendoti largo tra le gente che affollava la piazza e lasciando a distanza la scorta che stava rischiando un infarto. Eri ancora Ministro dell’Interno, ma avevi voluto essere lì a darci il tuo conforto in quell’abisso di dolore in cui io e Ge eravamo precipitati. Non l’ho dimenticato, non lo dimentico. E vorrei oggi abbracciare con lo stesso affetto Emi, Chelo, Filippo e Fabrizio. Avete avuto un grande marito e un grande padre. Noi abbiamo perso un grande compagno di strada. Su vie diverse ma con lo stesso passo.

Marco Dal Fior