«La parola va pensata e il suo valore va educato». È il monito su cui è ruotato l’incontro di ieri sera ai Molini Marzoli con lo psicoterapeuta Alberto Pellai, intervenuto in occasione della giornata della tolleranza a conclusione del progetto “Hate switch code” portato avanti dall’istituto Olga Fiorini con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Busto Arsizio.
In una sala Tramogge gremita, lo scrittore e psicologo ha voluto chiarire come i due lati del comportamento umano, quello più impulsivo e quello più riflessivo vadano adeguatamente educati. «Ci sono due codici di comportamento – ha spiegato – quello che risponde al principio di stimolo e reazione proprio della sfera bestiale e quello che distanzia lo stimolo dalla reazione, trasformando questa in una risposta che implica rielaborazione, rallentando la risposta e selezionando quella più funzionale». Due modi di agire che non vengono considerati a caso, ma sono ben finalizzati. La platea era soprattutto di insegnanti e educatori, da qui l’invito a coltivare nei ragazzi la zona meno impulsiva del cervello, quella più rielaborativa.
Inevitabile il riferimento all’online. «La rete tende a disumanizzare e farci reagire con la parte meno evoluta del nostro cervello – ha precisato – Basti pensare alle reazioni delle persone in un gruppo di WhatsApp o in una riunione in presenza. Noi siamo persone che funzioniamo bene se teniamo accese tante reti neuronali. E’ importante evitare di vomitare quello che deriva dalla parte più impulsiva del nostro cervello». (VIDEO)
Dunque si adatta bene la frase-slogan dell’incontro “Hate switch code” che invita al cambiamento attraverso un codice di condotta costruito dai ragazzi, quello che modifica l’odio. «Ed è proprio il linguaggio che differenzia l’uomo dagli altri esseri – ha proseguito – Si tratta di una competenza superiore che ha trasformato il nostro modo di vivere da branco a squadra, cioè con processi non agonistici e competitivi, ma cooperativi, per cui siamo stati capaci di prenderci a cuore situazioni di fragilità e vulnerabilità». E il linguaggio è particolarmente importante nella delicata fase della crescita, quando si è sensibili alle parole che costruiscono l’identità di quello che poi portiamo nella fase adulta.
«Ricordiamo – ha concluso Pellai – che gli adulti sono modelli per i ragazzi, soprattutto nel linguaggio. Che crea ponti, costruisce mondi, ma può anche distruggere, pugnalare, infilzare il cuore».
Quindi, grande responsabilità degli educatori, docenti e genitori. Per questo Acof-Olga Fiorini ha pensato bene di dedicare un progetto per gli alunni della scuola secondaria di primo grado, che ieri sera sono intervenuti illustrando il progetto proprio in occasione della giornata della tolleranza voluta nel 1995 dall’Unesco.
A rimarcare l’importanza del progetto c’era anche l’assessore alle politiche educative Daniela Cerana. Pure la preside Laura Papini ha parlato di «progetto come punto di arrivo per sensibilizzare i ragazzi sugli atteggiamenti altrui. La tolleranza implica vita in comune, condivisione. Fondamentale l’uso consapevole della tecnologia, la sensibilizzazione sull’uso della parola».
Per rimarcare l’importanza dei diritti dell’infanzia era presente anche il garante infanzia e adolescenza della Regione Lombardia Riccardo Bettiga, che ha chiarito la sua attività di vigilanza del rispetto dei diritti dell’infanzia e del fare cultura in compartecipazione con i ragazzi.