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Varese | 22 ottobre 2022, 15:20

FOTO e VIDEO - Dentro l'ex Caserma Garibaldi: il futuro è lontano, ora è in corso la "cura"

Insieme ai tecnici abbiamo fatto un tour nel cantiere in cui sta avvenendo la rigenerazione della vecchia struttura militare, destinata a ospitare il nuovo Polo Culturale della città di Varese. Un domani cui si arriverà dopo aver finito di "salvare" l'edificio da una situazione drammatica

FOTO e VIDEO - Dentro l'ex Caserma Garibaldi: il futuro è lontano, ora è in corso la "cura"

Cosa e come sarà il lavoro finito non è una domanda a cui possono rispondere gli occhi durante la visita al cantiere dell’ex Caserma Garibaldi.

Essi restituiscono l’immagine di una struttura che, almeno apparentemente, è ancora tale e quale a quella che era stata abbandonata all’inizio degli anni 2000, con gli ultimi uffici spostati altrove e il ricordo dei tempi militari ormai completamente sfumato. Su e giù, a destra e a manca, i segni dell’usura e del vecchio sono ancora totalmente predominanti, insieme ad elementi tipici di un cantiere, cioè impalcature, cumuli di materiali, acqua, fango e detriti. Le immagini parlano meglio delle parole.

Il perché é presto detto: l’ex Caserma andava prima salvata. E il processo non è ancora finito: si è scelto di conservare un edificio storico, tutelato dalla Sovrintendenza, di non cancellarne la vita precedente con una semplice e rapida carica di esplosivo. Non è stato semplice: quell’edificio ha rischiato seriamente di non rimanere in piedi.

Lo si comprende alla perfezione dalle parole di Edoardo Radaelli, ingegnere e direttore dei lavori alle strutture, e di Paola Bassani, architetto e direttrice dei lavori generali, i due ciceroni di questo open day che Palazzo Estense ha organizzato nelle giornate di oggi e domani. La loro relazione è innanzitutto utile per scoprire come l’ex Caserma sia in realtà due costruzioni diverse in una: la prima che risale al 1861 (collaudo nel 1864), la seconda aggiunta nel 1888, un ampliamento dovuto al fatto che l’Italia, diventata tale dopo l’Unità, aveva bisogno di nuovi spazi per ospitare i membri del suo neonato esercito, soldati di leva compresi.

Edifici diversi, problemi diversi. E nel caso di specie è la parte più antica quella ad aver creato i grattacapi che hanno messo in discussione la resistenza del complesso, in virtù di un altro fatto occorso ben un secolo dopo l’edificazione: la costruzione del parcheggio di piazza della Repubblica.

Non certo un toccasana: acqua delle falde, emersa durante lo scavo, che va intaccare i materiali delle fondamenta, provocando a poco a poco dei vuoti con conseguente cedimento del fondo e spostamento della facciata verso il basso e verso l’esterno. Questo è successo. Rischio crollo? Eccome, con compromissione a catena di diversi altri elementi della struttura, dalle volte alle pareti, ai pavimenti.

Dal 2017 - anno del primo cantiere, seguito da quello attuale iniziato nel 2021 - la prima esigenza è stata mettere una pezza, alle fondamenta - che ora non crolleranno più grazie a una barriera e al riempimento dei vuoti - e poi a tutto il resto. Ala per ala, stanza per stanza, pavimento per pavimento sottotetto per sottotetto.

Comune e direzione lavori hanno addirittura acquisito immagini satellitari per controllare il cedimento progressivo, mentre ora sul campo lavorano giornalmente 10-15 operai provenienti da Napoli ed esperti di restauri storici. Niente è lasciato al caso, niente è cancellato dalla mappa solo perché vecchio: ciò che è integro si mantiene, magari migliorandolo, ciò che non lo è si cura. 

Il tour procede tra i tre piani dell’edificio: porticati a ogni livello, lunghi corridoi tangenti, camere ampie e ben illuminate da logiche scelte architettoniche che si dimostrano utili ancora oggi. Al pian terreno - ai tempi delle funzioni militari - c’era la sede amministrativa della caserma (su via Spinelli), così come il corpo di guardia e gli uffici del comandante; gli altri erano occupati dalle camerate dei soldati.

Cosa ci sarà, invece? La disposizione delle nuove destinazioni è stata una scoperta anche per la direzione dei lavori, che l’ha stabilità in virtù di quello che ha trovato all’interno del rudere. Il polo culturale sarà così strutturato: nel lato di via San Michele la biblioteca per bambini e ragazzi; sul lato che dà su piazza Repubblica, dove c’era la camera del comandante, ecco il bar e l’emeroteca; al pian terreno le aree studio per gli studenti, con accesso a una piazza che non avrà più quella che oggi è via Spinelli; su via Magenta, spazio all’area per famiglie e giochi culturali; all’ultimo livello quello i fondi storici della biblioteca; nel sottotetto, infine, l’Archivio del Moderno, con il materiale oggi conservato in Svizzera che tornerà in Italia.

I tempi? Il primo lotto, quello che riguarda le opere di consolidamento e rafforzamento di tutto il compendio, nonché il completamento e l’apertura al pubblico della parte su via Magenta, si concluderà nel 2023; il lotto due, quello che completerà tutti gli altri spazi, corte compresa, dovrebbe avere fine nel 2025; il terzo lotto, quello dei lavori viabilistici e di connessione con piazza della Repubblica, sarà a seguire.

La strada è lunga, insomma, ma non quanto il tempo in cui Varese ha dimenticato la sua Caserma.

Fabio Gandini

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