Paolo Bonolis arriva al Maga. È di corsa, deve andare in Rai. Presenta il suo primo romanzo. Un testo fatto di dialogo. Fa ridere. Fa riflettere. Chiude un’edizione di Duemilalibri che potrebbe essere un modello per le prossime. “Notte fonda” approda in sala degli arazzi, con una bella cornice di pubblico. L’assessore alle attività formative di Gallarate, Claudia Mazzetti, introduce con i ringraziamenti. Di rito, sì, ma sentiti. Il sindaco, Andrea Cassani, rivendica la bontà della formula chiesta per l’edizione 2022 : «Volevo un cambio di passo, c’è stato».
Bonolis presenta, sollecitato dalle domande della giornalista Marta Cagnola. Si parla del presente, di esperienze, di famiglia, di bambini. Luigi Mascheroni, direttore artistico della manifestazione, corre col microfono in mano, per dare voce alle domande del pubblico. Il libro è un confronto fra un lui e una lei. Bonolis: «Lui sono io. Ma lei non è lei, quella che sapete. Ho scelto il dialogo perché è un tipo di racconto che potevo affrontare. Non sono un romanziere, costruire una trama è difficile. L’epicentro è la ricerca di un riavvicinamento tra un padre e un figlio».
Tecnologia, inevitabile passaggio. Perché occhi e orecchie, oggi, corrono lì. Si volgono ai pc, agli smartphone, agli schermi e agli auricolari. Bonolis, che è padre: «Sì, in effetti mi piacerebbe che si permettesse l’uso dello smartphone solo dai 16 anni in poi. È una tecnologia compromettente. Esistono competenze importanti, come l’uso della memoria, il sapere costruire relazioni interpersonali… Con lo smartphone si compromettono. Vedo queste cose, faccine, immagini come quelle di una cacca piccola. Con quello strumento non si fa fatica ma la fatica è importante. Il valore delle cose è determinato dalla fatica che impieghiamo per ottenerle. E poi non esiste più la possibilità di annoiarsi. I ragazzi non si annoiano, ma nella noia cerchiamo noi stessi, nascono fantasie, creiamo ciò che diventeremo. Non abbiamo più la voglia di aspettare, tutto è a immediata disposizione».
Precisazione: «Non sto dicendo di non utilizzare le tecnologie, ma ricordo quello che dicevano i nonni: è la dose che fa il veleno. E i mercati fanno prigionieri».
Moltitudine di temi: la velocità divenuta divinità, la tv dei ragazzi (quanti sono cresciuti con “Bim Bum Bam”?), la pervasività degli algoritmi… «Arriveremo a quelli morali? Rischiamo un trasferimento della coscienza. Sarebbe un peccato che questo mondo bello si perda in una immagine di mondo».
Sui social, Bonolis è tranchant. Parte da quanti sono sempre on line e raccontano tutto quello che fanno: «Sto mangiando le uova. Sapete come si dice a Roma?». Marta Cagnola, sorridendo: «Sì, ma non lo ripetere!». Lui, imperterrito: «Sti cazzi!». Volgare. Ma… chapeau.