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Busto Arsizio | 10 settembre 2022, 21:50

VIDEO. Il Museo intitolato a Luigi Celora. Il ciclismo che è passione e dà la forza di andare avanti

Un segno di riconoscenza nei confronti di Luigi Celora, l’intitolazione del museo che ha sede nella sala del Ricamo al Museo del Tessile di Busto Arsizio. La figlia, Mariagrazia Celora: «Chi ha conosciuto papà sa cos’era il ciclismo per lui, non era solo amore, solo passione, era un motivo di vita.»

Gli assessori, il presidente del consiglio comunale, Mariagrazia Celora.

Gli assessori, il presidente del consiglio comunale, Mariagrazia Celora.

Per Luigi Celora, un uomo, un simbolo. Un pomeriggio dedicato al ciclismo quello di oggi al Museo del Tessile di Busto Arsizio, realizzato dal comune e ASQ Servizi. Dalle 16, infatti, sono state messe in atto attività come gimkane, giochi e laboratori a tema bicicletta.

Alle 18 poi, la cerimonia di intitolazione del Museo del Ciclismo, che ha sede nella sala del Ricamo al Museo del Tessile, a Luigi Celora. A presenziare all’evento, ovviamente, l’assessore allo Sport Maurizio Artusa che ha ricordato quanto Luigi Celora abbia dato alla città di Busto Arsizio.  Ma non solo lui, l'europarlamentare Isabella Tovaglieri e Laura Rogora, presidente del consiglio comunale, l’assessore all’istruzione Daniela Cerana e i consiglieri Simone Orsi, che è anche il presidente della commissione di bilancio, e Gigi Farioli.

L’assessore ha poi passato la parola a Laura Rogora, presidente del consiglio comunale di Busto e ex assessore allo Sport, che ha ricordato: «in questo luogo simbolo oggi ricordiamo un uomo che è lui stesso un simbolo. Di Luigi ho ricordi nitidi fin da quando ero una giovane atleta appassionata di ciclismo, leggevo i suoi interventi e la bicicletta entrava sempre di più nella mia vita. Così come quando mi fece scoprire i tesori disposti con cura maniacale nella sua cantina “simboli di un ciclismo storico”, diceva lui, che dovevo conoscere per apprezzare meglio il nostro sport, per capire cosa stava dietro il sacrificio di quegli atleti, per abbeverarmi alla fonte e trarne lezioni di vita. Tutto questo raccoglie questo luogo, l’essenza dello sport come un evento per far crescere l’espressione di una civile convivenza, dove ha prevalso il rispetto per gli altri ma anche da parte di chi è più forte.»

Poi le parole dette dalla figlia, Mariagrazia Celora: «Devo ringraziare e se penso al papà, faccio subito una citazione, perché lui così avrebbe iniziato “un doveroso grazie alla civica amministrazione, agli amici sportivi e non qui presenti”. Ho voluto iniziare così per aver ancora di più la sua presenza qui e poi grazie, a chi ha pensato a questa intitolazione, a chi l’ha portata avanti e soprattutto grazie per i tempi stretti con cui questa è avvenuta.» 

E cos’era il ciclismo per suo padre: «Chi ha conosciuto papà sa cos’era il ciclismo per lui, non era solo amore, solo passione, era un motivo di vita. Il ciclismo gli dava quella forza di andare avanti, lui quando parlava di ciclismo era un’altra persona: era coraggioso, era forte, cosa che nella vita, vi assicuro, non era così. Quindi questo museo per lui era la sua seconda casa.» infine, il ricordo commosso di quando l’ha accompagnato nel museo l’ultima volta: «Solo l’ultima volta che è venuto qui, ha voluto entrare e riaprire dopo la chiusura estiva, salì quella scala e ci rimase per un’ora. Era emozionato, era stanco e quando lo accompagnai giù vidi che si girò, guardò la scala, salutò gli amici e sottovoce disse “addio”. Si, era l’ultima volta che lui venne qui. Arrivò a casa, pianse, non avevo mai visto mio padre piangere così. Ma poi dopo un’ora mi chiamò, mi rassicurò e mi disse “sono felice, sto bene, perché so che ho tanti amici che hanno l’amore, il cuore e la passione per questo sport. Lo manterranno vivo, così come il museo, e ho una città che so che farà del Museo del Ciclismo una parte della storia della città”» un sogno che diventa realtà.

A concludere l’inaugurazione, la consegna del libro sulla vita di Vincenzo Torriani, da parte dei figli di quest’ultimo, Gianni e Marco, a Mariagrazia Celora e la targa affissa fuori dal museo dell’intitolazione.

Michela Scandroglio

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