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Busto Arsizio | 05 settembre 2022, 07:00

«In tempi non facili la Madonna dell'Aiuto continui a proteggere Busto»

La preghiera giovedì alla presenza dell'arcivescovo monsignor Mario Delpini accompagnerà il ritorno della statua dopo il restauro offerto dal club International Inner Wheel di Busto, Gallarate, Legnano “Ticino”

«In tempi non facili la Madonna dell'Aiuto continui a proteggere Busto»

Lo ha detto per la prima volta 400 anni fa, Busto Arsizio. L'ha ripetuto, in diverse occasioni: l'ultima, quando veniva scossa dal Covid, insieme al territorio e al mondo.

Adesso lo fa ancora, offrendo alla Madonna, nella statua che la raffigura nel cuore della città, una carezza di gratitudine che diventerà preghiera giovedì 8 settembre con l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. E con la statua lignea restaurata.

La protezione nei secoli

La parrocchia di San Giovanni, guidata dal prevosto della città don Severino Pagani, ricorda le radici della storia e il suo attraversare i tempi.

«Il  Santuario di Santa Maria di Piazza venne chiamato Santuario della Madonna dell’aiuto a seguito della cessazione della peste del 1576, attribuita all’intervento d Maria. La mano alzata di Maria sta ad indicare il gesto con cui la madre del Signore fermò la peste. In quella occasione si fece una solenne processione sull’esempio di quelle che a Milano organizzava San Carlo, il quale curava personalmente gli appestati e guidava le preghiere del popolo cristiano».

La statua lignea policroma della Madonna dell’Aiuto è  sopra l’altare, al centro dello spazio absidale del Santuario di Santa Maria di Piazza. «Le fonti storiche locali fanno risalire la scultura all’anno 1602 e l’attribuzione all’intagliatore milanese Fabrizio De Magistris, già presente in Santuario nella realizzazione delle 38 statue collocate nelle nicchie del tamburo - si ricorda - Alcune altre serie interpretazioni, invece, attribuiscono l’opera ad autori e contesti differenti, secondo cui l’esecuzione dell’opera sarebbe da conferire “all’intagliatore Battista e al pittore Giovanni” a cui risultano, da archivio, pagamenti a compenso eseguiti negli anni 1551e 1552». 

Nel luglio del 1971, i lavori di restauro promossi da monsignor Marino Colombo su progetto dell’architetto Luigi Crespi, si prendono cura dell'altare centrale e si pone il simulacro della Madonna dell’Aiuto sulla parete frontale all’interno di una nuova nicchia di contenimento.

La soluzione fu individuata da un antiquario di Casale Monferrato: «Si tratta in effetti di un lavoro in legno, intagliato e dipinto, risalente al Cinquecento, assai ben conservato, e tra l’altro, facente copia ideale della cornice del polittico di Gaudenzio Ferrari, presente sulla parete di sinistra del Santuario, con gli stessi elementi architettonici e ornamentali e colonne decorate da intreccio di viticci con foglie e pampini». 

In azione

L'anno scorso, la cura che parte da scrupolosa e dolorosa osservazione: la statua della Madonna dell’Aiuto è a rischio tra sollevamenti, fessurazioni e distacchi. «In pericolo di caduta erano anche le molteplici scaglie sparse praticamente su tutta l’opera - è la drammatica analisi - La lettura d’insieme inoltre, era alterata da una rifrazione luminosa impropria, prodotta da una certa  verniciatura eccessivamente lucida che dava, soprattutto ai volti, un effetto vitreo, provocando, di conseguenza, fastidiosi e deformanti riflessi».

E non solo. Le polveri e lo sporco «opacizzavano i toni sia della lamina d’oro che delle cromie». Parola di occhio e di raggi ultravioletti. 

Emerge che «le cromie e le dorature non erano le stesure originali, bensì ridipinture e rifacimenti (probabilmente ottocenteschi) e poggiavano, ad eccezione dei soli incarnati dei visi di Madonna e Bambino e della miracolosa mano destra della Madonna, su di una spessa preparazione gessosa». 

La ricerca continua e si individuano segnali, come le «esigue tracce labili di quello che probabilmente era l’azzurro autentico, ma fortemente discontinuo e lacunoso e comunque considerato non più recuperabile». Si ponte dunque particolare cura al recupero dei toni, ma senza eccedere e stravolgere «l’immagine ormai consolidata dell’opera nella visione dei fedeli, contro un risultato - sia pure a dispetto dell’originale - che ne avrebbe distorto seriamente le fattezze e le aspettative». 

Tante, e dettagliate le fasi di intervento: «Un’attenta spolveratura preliminare del particellato e dei depositi; a scopo preventivo, attraverso i piccoli e modesti fori di sfarfallamento presenti, è stato iniettato un antitarlo curativo del legno; il consolidamento degli elementi a rischio caduta e dei sollevamenti delle scaglie presenti è stato eseguito mediante iniezioni di colletta animale. La pulitura degli strati pittorici ha avuto la funzione poi di recupero delle cromie - e ancora - a seguire, il risarcimento dalle lacune presenti è stato effettuato in prima fase di restauro estetico cioè la stuccatura, con lo scopo di colmare buchi e fessurazioni e ristabilire il collegamento materico con le parti originali;  l’intervento di integrazione pittorica ha avuto la funzione di ricollegare cromaticamente le parti interessate da lacune e abrasioni».

Ultimo ma non ultimo tocco, «la nebulizzazione di una serie di stesure di vernice trasparente protettiva semi opaca ha consentito di donare una migliore rifrazione della luce e rendere l’opera, anche dal punto di vista visivo, nel suo miglior stato di fruizione sia artistico che devozionale. Le condizioni conservative dell’altare ligneo e di conseguenza le fasi dell’intervento di restauro eseguito sono da considerare in gran parte paragonabili a quelle eseguite per la statua».

Sempre proteggere

Questo avviene grazie alla professionalità del Laboratorio San Gregorio di Busto Arsizio - che tante realtà ha fatto rinascere, ovvero riportato alle radici del loro splendore - con la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Varese, le dottoresse Chiesi e Segimiro. Il restauro è dovuto anche alla sponsorizzazione del Club International Inner Wheel di Busto, Gallarate e Legnano “Ticino” senza dimenticare la predisposizione del ponteggio da parte dell’Impresa Alfano Costruzioni.

Una squadra silenziosa, che ha permesso di tenersi stretto quel segno di devozione e di fiducia nel guardare avanti, attraversando tempi delicatissimi dove si susseguono le pandemie, anche dell'anima.

Giovedì 8 alle ore 21, nel santuario si potrà dire grazie, ancora.

Ma. Lu.

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