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Busto Arsizio | 26 agosto 2022, 18:11

Busto Arsizio: ultimo saluto a Carlo “Carluccio” Lualdi, un ardorino vero

Unanimi i ricordi alle esequie: «Uno che non si è mai tirato indietro». Da difensore coraggioso. La commozione di amici e parenti, la scorta degli atleti

Busto Arsizio: ultimo saluto a Carlo “Carluccio” Lualdi, un ardorino vero

Tante persone, in Sant’Edoardo, per dire addio a Carlo Lualdi. Carluccio, come è stato ricordato subito dopo il rosario, prima del rito funebre, oggi, 26 agosto. Interventi di Sergio Pirotta, in rappresentanza della società sportiva Ardor, e di Fiorello Massarotto (rappresentante Figc). Dolore composto, silenzio, commozione, attenzione. Il calcio e, in generale, lo sport interpretati per come dovrebbero sempre essere: strumento per esprimere passione, per la vita e per le persone.

Così Pirotta: «Caro Carluccio, in questi giorni in tanti hanno detto e scritto su di te cose belle. Meritate». La sottolineatura sulla presenza fissa, dietro la rete, per assistere alle partite, seguire i ragazzi, tifare «…senza preoccuparti, nell’ultimo periodo, di mostrarti sofferente. Non avevi paura di nulla. Un ardorino vero». Doti di un uomo che sa lavorare per la squadra, stare in difesa, proteggere. «Esempio unico – nelle parole di Massarotto – persona che non si tirava mai indietro. La famiglia perde l’uomo, la società il dirigente e il collaboratore, io un amico».

Amico di tanti, a giudicare dal colpo d’occhio offerto dalla chiesa. È piena estate, fa caldo. Attenzione rivolta alle ferie. Eppure i parenti e gli amici sono lì, non vogliono mancare. Quando il rito funebre si conclude, gli atleti si avvicinano al feretro. Lo scortano fino all’uscita. E i ragazzi osservano un silenzio composto anche dopo avere esaurito il loro compito. Gli sguardi non smettono di volgersi alla bara. Polo, pantaloncini, occhi puntati, bocche cucite dall’ultimo saluto. Non c’è più bisogno di parole.

Don Giorgio Zordan, nell’omelia: «Le persone che hanno conosciuto Carlo, Carluccio, dicono tutte le stesse cose. Raccontano una persona umile, schiva. Qualità che fanno grande un uomo». E ancora: «Uno che non si è mai tirato indietro». Riferendosi alla Scrittura, ecco la speranza: «La vita passa attraverso la morte. Ma il Signore dice: voglio che dove sarò io siate anche voi».

Uscita dalla chiesa. Qualche lacrima. I sorrisi che nascono per la persona capace di suscitare affetto. Sulla bara, vicino ai fiori, ovviamente una casacca. Dell’Ardor. Tradizione, sudore, fatica, amicizia. Calcio e valori. 

Stefano Tosi

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