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Storie | 23 agosto 2022, 17:37

Odissea nello spazio (dei social): «Quel profilo hackerato e diventato un incubo»

La testimonianza di Maria Giovanna Massironi, che da oltre un mese cerca di riavere o far cancellare il suo profilo Instagram: «Invece chi l'ha preso ancora manda messaggi e mi ha chiesto soldi. Una situazione kafkiana»

Odissea nello spazio (dei social): «Quel profilo hackerato e diventato un incubo»

Si è intrufolato nella sua vita social e non solo. Perché il virtuale non solo confina con la realtà, ne fa parte ormai, anche per chi lo usa con oculatezza e senza divulgare molti particolari personali. E quando l'hacker si impossessa di un profilo, invade gli spazi, l'intimità di una persona e i rapporti con gli altri. 

Da oltre un mese Maria Giovanna Massironi cerca di riavere o far cancellare il suo profilo Instagram dopo che qualcuno ne ha preso controllo. Ha segnalato, fatto richiesta e si è anche rivolta alla Polizia postale. Per ora, niente. Ha dovuto affidarsi a un altro profilo, ma intanto chi - o cosa - ha compiuto quel furto, prosegue a scrivere messaggi ai suoi amici, suggerendo improbabili investimenti o chiedendo apertamente soldi. Del resto, li ha domandati anche a lei per restituirle quel profilo; Massironi ne ha un altro nel frattempo, ma lì lei - di Busto Arsizio, da sempre impegnata nel mondo della creatività e della scrittura - usava appunto condividere immagini e iniziative. Fino a metà di luglio.

In diversi hanno vissuto questa situazione, che può diventare angosciante quando non si riesce a trovare rapidamente una soluzione. «Ho compiuto tutte le manovre per tornarne in possesso - ribadisce Massironi - A un certo punto non lo vedevo più e ho pensato che fosse stato almeno cancellato. Invece, un mio amico mi ha segnalato di essere stato contattato. Come avevano fatto con me, una sorta di ricatto in questo caso. È incredibile, perché ti senti senza difese. Con chi hai a che fare? Una persona, un robot? Una piattaforma?  Ora il profilo risulta attivo con zero post, sono stati cancellati tutti i miei contenuti da chi vi è dentro». 

Tutto è iniziato quando arrivano messaggi da un conoscente - reale - e Massironi ha risposto: testi credibili e non sgrammaticati come quelli diffusi nelle truffe online. Non poteva saperlo, ma lui era stato hackerato e a quel punto si apre una finestra con richiesta di password». Poco dopo, l'"occupazione" di uno spazio che si fa fatica a chiamare digitale.

Giovanna non è una fan dei social, non usa appunto condividere particolari su di sé. Ma ad esempio, nella parte della messaggistica privata può succedere che qualcun altro dica cose personali. Dispiace dunque doppiamente. Quando si viene derubati di un portafoglio, è spiacevole e al di là dei soldi che ci possono essere, la prima preoccupazione riguarda i documenti e tutte le procedure per limitare i danni e riaverli. La realtà virtuale davvero si avvicina a quella "concreta". Per Giovanna, pratiche su pratiche, finora infruttuose. E anche a livello psicologico non è stato facile, soprattutto all'inizio. Lei che stava attenta - sottolinea - si è trovata in un incubo, con una marea di telefonate di amici, ad esempio, che la contattavano per chiedere come stava, dopo gli strani messaggi ricevuti.

«Da una parte non ti viene più voglia di usare i social - osserva, amareggiata - Poi lo fai, ma stai ancora più attenta nella comunicazione. Li usi con meno spensieratezza, perché ti rendi conto che gli strumenti per attaccarti sono sempre più sofisticati. E se magari prima erano anche un modo di comunicare con gli amici che si erano trasferiti lontano, ora pensi, meglio una telefonata con loro. Con gli altri una chiacchierata davanti a un caffè».

Ma. Lu.

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