Due giorni senz'acqua: «Ci siamo abituati».
Fuori, la violenza dilaga e la polizia ha abbandonato i commissariati: «Si spara giorno e note e si parla di 450 morti tra l’8 ed il 12 luglio».
Haiti è tutto ciò, eppure Haiti è anche quel luogo di speranza che continua a cercare d farsi strada nelle vite e nei cuori: alla Kay Pè Giuss prosegue il campus estivo che non è stato possibile fare in Italia. Suor Marcella Catozza e i volontari che stanno vivendo immensi sacrifici e rischi per fare tutto questo.
La lotta buona
La missionaria bustocca ricostruisce ore di incredibile normalità: «La settimana è stata davvero calda: la lotta per il primo posto ha visto la squadra dei blu, Zazu, portarsi al comando e restarci fino a sabato quando la squadra dei rossi, Pumba, ha effettuato un sorpasso strepitoso soprattutto con il punteggio ottenuto nella rappresentazione musicale che ogni mattina le squadre devono fare proponendo un canto, un balletto, aggiungendo coreografia e costumi. Ma la sfida è tutta aperta e dopo il riposo domenicale, necessario per ridare energia alla suora e agli educatori, una nuova settimana si apre davanti ai nostri occhi e la battaglia ricomincia».
La battaglia buona, quella del gioco, delle risate, anche con qualche "nota di demerito" e reazione nel campo del Re Leone. «Da notare il grande sforzo della squadra dei verdi, Rafiki, che ha perso ben 5 dei 14 componenti perché in seguito all’espulsione definitiva dalla scuola salesiana sono stati messi in punizione e aspettano la fine del campo estivo facendo compagnia al guardiano del cancello! Domani purtroppo perderà anche l’elemento chiave, il nostro Gwo Schneider che ha preso degli esami a settembre e domani ricomincia la scuola che durerà fino a settembre quando affronterà dei test e capiremo se sarà promosso o bocciato. Ho chiesto i verdi se volessero abbandonare e dividersi nelle altre squadre ma hanno deciso di continuare».
Anche dietro, dentro questa decisione di gioco si legge qualcosa di speciale. La voglia e la capacità di affrontare le situazioni con i propri mezzi, il gioco metafora della vita.
Ma il contesto, angosciante e invadente, resta a sua volta il medesimo: «Intanto fuori la violenza cresce e la situazione è oramai incontrollabile. In tutti i quartieri della zona bassa della città la polizia è scappata ed ha abbandonato i commissariati che ora sono in mano ai gruppi armati. Per strada non ci sono mezzi. Le pompe di benzina sono chiuse e niente funziona più. Noi siamo rimasti due giorni senz’acqua ma oramai... è triste da dire ma ci siamo abituati e nessuno sembra accorgersene più... Il dramma del silenzio che vivono centinaia di popoli nel mondo, popoli fuori dalle rotte economiche mondiali, popoli che non sappiamo neanche esistano, popoli che in Paradiso ci entreranno davanti a noi»
Ecco perché quanto avviene al campo estivo ha una luce irresistibile: «Dentro un delirio di violenza, abbandono, solitudine, silenzio, fame e morte, l’allegria del Campo Estivo alla Kay pè Giuss sostiene il cuore di chi lo sta facendo, il mio prima di tutto, ma quello degli educatori che sabato pomeriggio erano davvero stravolti ed hanno esultato quando ho detto che mi sembrava giusto fare un giorno di pausa per riposare».
La gente povera che dà tutto
Ma come avviene questo riposo? Lo descrive suor Marcella: «Gente che dopo una concitata giornata calda e sudata torna a casa a piedi perché in strada non ci sono mezzi e che forse non avrà neanche acqua per lavarsi. Qualcuno raccontava che venerdì è arrivato a casa alle dieci di sera per ripartire alla quattro del mattino. Gente che è arrivata anche oggi nonostante non fosse di turno per provare nuove coreografie per lo show di domani. Gente che non ha niente ma che sta dando tutto. E viene in mente la vedova del Vangelo che mette due monete di rame nell'offerta, tutto quello che aveva... questa gente, povera com’è sta dando davvero tutto quello che ha!»
Così il campo ha una sua bellezza che supera tutto e tutti. Un miracolo silenzioso nel mondo, perché le grida di gioia dei bimbi fuori non arrivano, come non arrivavano e non arrivano quelle di dolore.