Busto Arsizio - 17 luglio 2022, 08:15

Sovraffollamento e questione-pandemia. Il punto sul carcere di Busto

La visita del cardinale Zuppi è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulla casa circondariale con la comandante della Polizia penitenziaria Rossella Panaro. C’è una condizione di sovraffollamento, ma i numeri sono migliori rispetto al pre-Covid

La visita del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei (leggi qui), è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulla casa circondariale di Busto Arsizio con la comandante della Polizia penitenziaria Rossella Panaro.

A partire dall’annoso tema del sovraffollamento. «Oggi siamo sui 389 detenuti – spiega la comandante –. La capienza regolamentare si aggira intorno ai 240, quindi siamo già in una condizione di sovraffollamento. Però bisogna dire che la capienza tollerabile è di 399 detenuti. Prima della pandemia siamo arrivati a sfiorare anche la quota di 450».

Panaro ricorda la famosa sentenza Torreggiani del 2013, dopo la quale, però, «Busto Arsizio ha visto iniziare una serie di lavori di adeguamento. È stato ricavato un nuovo piano detentivo e ulteriori lavori sono stati compiuti nelle altre sezioni e soprattutto è stata creata la doccia all’interno del bagno. Pertanto i detenuti hanno la possibilità di fare la doccia in qualsiasi momento, mentre prima avendo i locali in comune c’era una regolamentazione, dovuta anche al fatto che l’impianto idraulico non era sufficiente per supportare una capienza che era oltre quella regolamentare».

Il Covid, inevitabilmente, ha pesato sulla vita carceraria. Durante l’incontro con il cardinale Zuppi, i detenuti hanno parlato di «due anni terribili, perché non abbracciare i propri cari per mesi è stata una tortura. Rivedere i propri bimbi cresciuti di diversi centimetri è stato quasi uno shock».

«I problemi ci sono stati – osserva la comandante Panaro – però la direzione, ancor prima che arrivasse il lockdown, insieme al direttore, a me, al capo area trattamentale, sanitaria e contabile, ha sempre fatto delle riunioni settimanali con i detenuti per illustrare la situazione, quali fossero le difficoltà e le azioni che avrebbe messo in campo in questo periodo drammatico.

Questa buona azione di dialogo ci ha aiutato a evitare sommosse o rivolte che invece ci sono state in altri istituti. Abbiamo notato un certo senso di responsabilità dei detenuti, che hanno anche raccolto duemila euro per l’acquisto di tablet donati all’ospedale di Varese. Anche la Polizia penitenziaria ha fatto la sua parte con iniziative benefiche».

R.C.