Articoli di giornale, polemiche sui social e, dopo l’intervento dell’Ordine degli Architetti della provincia di Varese (leggi qui), se ne occuperà anche il consiglio comunale per via di una mozione presentata dal Partito Democratico (leggi qui).
La sostituzione dei lampioni di Richino Castiglioni, che per una trentina d’anni hanno illuminato il centro di Busto Arsizio, continua a far discutere. E le critiche non mancano.
Anche la storica libraia Francesca Boragno, voce autorevole tanto del commercio quanto della cultura in città, ammette che «veder rimuovere davanti ai miei occhi i lampioni di Richino Castiglioni mi è dispiaciuto – dice –. Abbiamo perso l’opportunità di avere qualcosa di più “personale”». L’auspicio è che possano comunque essere valorizzati: «Consiglierei di metterli ad abbellire la zona industriale».
Trent’anni fa
Francesco Boragno non ha dimenticato che anche l’installazione dei pali tondeggianti di Castiglioni fu accompagnata da qualche perplessità.
«Ero libraia da Pianezza, in piazza San Giovanni – racconta –. Ricordo che quando li provarono, ci fu così tanta luce che caddi dallo sgabello coi libri in mano. Al di là di questo aneddoto personale, inizialmente ci fu molto rumore perché erano costosi e ne posizionarono davvero molti. Tanto che poi alcuni vennero rimossi da piazza San Giovanni e piazza Santa Maria per essere redistribuiti nell’assetto che abbiamo visto fino a poco tempo fa».
In quegli anni, tra l’altro, venne ripavimentato il centro: «Fu un’operazione molto costosa, con le pietre di Cuasso al Monte e il marmo nelle piazze», ricorda Boragno, che più avanti, tra il 2001 e il 2004, sarà anche presidente del comitato commercianti. I lampioni si inserivano in quel contesto: «Vista la spesa importante sostenuta per la pavimentazione, probabilmente avevano chiesto a Richino Castiglioni dei lampioni altrettanto eleganti e preziosi. E in effetti lo erano e stavano bene con quella pavimentazione. Si capiva che c’era il lavoro di un grande architetto».
Oggi
Il ragionamento di Francesca Boragno è prettamente estetico: «Non entro nel merito di discorsi tecnici, della luminosità o di quello che le nuove tecnologie possono garantire – premette –. E non ritengo nemmeno che i nuovi punti luce siano così brutti. Sicuramente, però, veder rimuovere davanti ai miei occhi i lampioni di Richino Castiglioni mi è dispiaciuto e mi è sembrato uno “spreco”: abbiamo perso l’opportunità di avere qualcosa di più “personale”. Erano stati studiati da un grandissimo architetto per abbellire la nostra città. I nuovi saranno sicuramente più funzionali e avranno delle peculiarità, ma sono più “commerciali” e anonimi dal punto di vista estetico. Vero che poi ci si affeziona a tutto, come avviene con le auto, però un po’ mi dispiace».
Il centro di Busto si è impoverito? «Non credo ci siano gli stessi i soldi di quando venne rifatta la pavimentazione. Viviamo però anni un po’ più tristi dal punto di vista delle passioni, anche architettoniche. E i nuovi lampioni risentono di quest’epoca delle passioni tristi».
L’auspicio è che quegli storici pali possano comunque essere valorizzati. «Non sempre il vecchio è da buttare via – osserva Francesca Boragno –. Consiglierei di metterli ad abbellire la zona industriale di Busto, che in alcuni punti è per sua natura un po’ povera. Lì, a mio parere, accesi anche per poche ore la sera, andrebbero benissimo e l’amministrazione dimostrerebbe di non averli sprecati».