/ Varese

| 22 aprile 2022, 16:58

La “storia di Lorenzo”, un minivan per il Gulliver. Quando “il bene chiama il bene”...

Un grande gesto di generosità di un privato cittadino che ha regalato al Centro Gulliver di Varese un minivan. Per Lorenzo è quasi un’abitudine collaborare con le realtà del sociale. Ne parla perché il suo gesto possa ispirare la generosità creativa di altri

La “storia di Lorenzo”, un minivan per il Gulliver. Quando “il bene chiama il bene”...

Riceviamo e pubblichiamo “la storia di Lorenzo” il donatore che  ha regalato al Centro Gulliver un minivan Toyota. «Abbiamo il piacere di condividerla» scrivono dalla cooperativa di via Albani a Varese. Eccola, in tutta la sua piccola (grande) semplicità: una bella storia di generosità, concreta e tangibile.

Siamo alla metà di marzo. Quando Lorenzo si sente rispondere “le faremo sapere” non può credere alle proprie orecchie. Ma anche al Gulliver non possono crederci. Non capita infatti tutti i giorni di ricevere una telefonata di questo genere. Ma andiamo con ordine.

Il 24 febbraio scoppia la guerra in Ucraina e un uomo della provincia di Milano è in montagna con i propri figli. “Ho chiara in mente un’immagine - racconta -. Una famiglia che la sera era uscita a cena con amici e il giorno dopo si trova con trolley e trasportino del gatto a dover fuggire. Potevamo essere noi. Ho sentito immediatamente che dovevo fare qualcosa, senza lasciar passare troppo tempo. Non potevo girarmi dall’altra parte”. E così, senza pensarci due volte, si è mosso contattando enti e istituzioni. Troppi, però, gli intoppi burocratici. Finché una mattina legge sul giornale del Gulliver di Varese che aveva accolto 13 persone provenienti dall’Ucraina in una struttura di proprietà. “Queste sono persone che non hanno perso tempo, ho pensato, e hanno fatto qualcosa di concreto. Li ho contattati”.

Lui è Lorenzo, 53 anni, padre di quattro figli dai 7 ai 16 anni. Nella vita non è proprio l’ultimo arrivato. Dopo una laurea in economia e un master negli Usa, si occupa di finanza e gestisce un fondo di private equity. Un uomo che potrebbe benissimo sentirsi “arrivato” e godersi la vita senza preoccuparsi troppo di chi gli sta intorno. Invece no.

LA TELEFONATA AL GULLIVER

Desidero collaborare al vostro progetto con un finanziamento. Però vorrei che sia per qualcosa di concreto e tangibile”. Al Gulliver vengono colti di sorpresa. “Proprio in quei giorni stavamo cominciando a capire quali potessero essere i reali bisogni delle persone accolte, ascoltando i loro sogni e le loro esigenze - racconta Ludovica, fundraiser del Gulliver -. Appesa la cornetta, ci siamo dati da fare per pensare ad un progetto nel progetto”. E dopo poche ore arriva la controproposta: “Guarda, avremmo bisogno di un furgoncino refrigerato per la consegna delle derrate alimentari alla Cascina Tagliata oppure di un pulmino, anche usato, per poter trasportare le persone ucraine fino a Varese, per dare loro un po’ di autonomia. Ti interessa?”. Da qui è partito tutto. E il 12 aprile è stato consegnato un minivan Toyota Proace Verso da 9 posti.

LA VITA MI HA DATO TANTO, DESIDERO RESTITUIRE

“Nella vita ho avuto tante possibilità – sottolinea Lorenzo – sento di dover restituire, in qualche misura. Mi è caro il concetto di reciprocazione, la possibilità di condividere con gli altri quello che ho ricevuto. Per me è molto importante. Mi piace, però, farlo in modo mirato”.

COLLABORARE A PROGETTI SPECIFICI DONARE PER QUALCOSA DI CONCRETO

“Da anni collaboro con alcune realtà del terzo settore. Non amo parlare di finanziamento, preferisco dire che lavoriamo insieme per realizzare progetti concreti. Sì, perché sono lontano dalla logica di un bonifico sul conto corrente generico che va nel “calderone”. Per carità, tutto positivo, ma mi piace visualizzare i progetti per cui collaboro. Per cui pensare a dei ragazzi in Africa che si fanno le docce negli spogliatoi del campo da calcio oppure a dei bambini che usano un pullmino per andare a scuola. Per deformazione professionale mi sono cari concetti come rendicontazione e accountability. Avere un progetto concreto permette una certa trasparenza”.

“È LA SECONDA VOLTA CHE ESCO ALLO SCOPERTO”

“In passato ho sempre agito in forma anonima. È la seconda volta che lo faccio e ne parlo. L’anno scorso mi è capitato di collaborare con l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, ho aiutato una famiglia. Poi, per caso mi è capitato di parlarne a cena con due amici. “Sai, Lorenzo, questa cosa è interessante, mi ha detto uno di questi, anch’io potrei fare la stessa cosa”. Ecco, sono convinto che il bene chiami il bene. Prima avevo una sorta di pudore, ma poi ho capito che attraverso un mio gesto posso ispirare qualcun altro a fare lo stesso. Se anche una persona su cento si sarà mossa per fare un atto generoso ne sarà valsa la pena”.

Redazione

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