«Diciamo le parole esatte, è una guerra crudele». Con l'attrice ucraina Lidiya Liberman irrompe il dramma del conflitto in Ucraina sul palcoscenico del Baff. Perché il cinema non può chiudere gli occhi davanti alla realtà e alla sofferenza, anzi spesso è stato lo strumento che ha denunciato con vigore.
La serata inaugurale del festival del cinema a Busto Arsizio porta al Teatro Sociale "Delia Cajelli" quindi sì l'arte, la sua forza, la voglia di sognare e sorridere, ma anche la denuncia appunto.
Il Baff si apre con la fierezza dei suoi vent'anni, racconta dal direttore artistico Steve Della Casa, dal presidente Alessandro Munari e dalla vicesindaco Manuela Maffioli: «Siamo riusciti a tagliare un traguardo importante. Vent'anni. Il Baff ha portato il mondo a Busto Arsizio e Busto Arsizio nel mondo». Questo partendo da un suo tesoro: le sale cinematografiche che hanno lottato per sopravvivere e seminare questa passione.
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Poi il volto familiare di Anita Caprioli, un'attrice che fiorisce qui, "dal legno" del Sociale, come racconta lei stessa.
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Arriva Lidiya Liberman, una sua foto proprio con Anita Caprioli cattura gli sguardi. Ma l'attrice, ben presto, viene sollecitata sul tema di tragica attualità di nome guerra. «Perché è una guerra crudele, diciamo le parole esatte» dice l'attrice ucraina, che decidere di leggere un post «Non me ne vado». Racconta la forza e l'ostinazione amorevole di chi non vuole lasciare le città martoriate dalla guerra.
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Guerra che suscita lo sdegno anche di Franco Nero: «Un'aggressione assurda da un dittatore che cerca di rovinare la democrazia».
Nero era stato già protagonista acclamato allo Spazio Festival.
Per lui un premio, come pure per Bille August, il regista con due premi conquistati a Cannes e un Oscar. Delicato e coraggioso al contempo viaggio, quello che si affronta con le sue opere: ora sta facendo fiorire un film da un testo di Erri De Luca sulle rive del mare nell'Ischia degli anni Cinquanta. Finiamo quando non c'è più l'assalto dei turisti, scherza. Perché il cinema è questo, fa soffrire e poi sorridere con un battito di ali, di istanti.