Partita doppia, ora più che mai. Non quella ideata da fra Luca Pacioli nel Rinascimento, anche perché questa domenica c’era una certa armonia fra dare e avere per i tigrotti. No, si giocherà una partita continua sul campo che finalmente ha mandato un segnale di speranza, senza che diventi esaltazione sterile e prematura. Accanto all’altra, quella societaria, sfibrante.
Quello che è accaduto
Che cos’è accaduto contro la Giana? Ci sono stati aggiustamenti di mister Sala, un tassello riportato indietro, anzi spostato a lato, altri rimodulati sia sulla scia delle assenze sia probabilmente per le riflessioni scaturite in Piemonte settimana scorsa. Si è respirato un clima di fiducia abbastanza evidente. Fa colpo Piu, incoronato bomber, ma è tutto l’assetto della squadra che ha innescato positivi pensieri. Ecco Pierozzi, a testa bassa, che si va a prendere caparbiamente il suo gol, quello importante , forse del vero sblocco perché abbiamo imparato che “uno non basta”.
Eppure a rivelarci qualcosa è in fondo anche la rete di Molinari, già autore di un tentativo corsaro alla porta avversaria a Vercelli, quando tutto era perduto: quello era un seme, ma il frutto non si era visto. Come altri. Pensiamo poi a Vezzoni, da poco e poco in campo, domenica scorsa presto presente ma mai pervenuto: oggi si è fatto notare. In una squadra che ha fatto ciò che doveva, ma che non era riuscita a far intravedere questo con altre false cenerentole di tutto – vedi Legnago, per non parlare, perché fa troppo male, della Pro Sesto – duole non menzionare tutti. Impossibile certo non farlo con Ferri, la cui autorevolezza è sempre più impressionante.
Adesso che ci siamo ricordati cosa possiamo essere, è essenziale stamparlo su un foglio grande come un lenzuolo per le prossime partite, a cominciare da quella di mercoledì contro Fiorenzuola. La gara di oggi ha gridato che ci si può salvare, sul campo.
L'altro campo
Ma è partita doppia. La Pro Patria in mano per la maggioranza delle quote a Sgai, consorzio oggetto di un’inchiesta giudiziaria per il Superbonus. Le quote di minoranza a Patrizia Testa e la querelle nata sugli obblighi contrattuali sanciti per il 31 gennaio, con le accuse volate anche in tempi recenti.
Oggi abbiamo riso, applaudito, giocato anche con i riti scaramantici (mitico il gufetto di Iacopino schierato prima del fischio di inizio), ci siamo persi nella conta dei gol come non accadeva da qualche annetto. Quando ci siamo calmati, ci siamo ricordati che la strada è ancora lunga.
Nell'altra partita, al bivio societario non sappiamo ancora dove svoltare, perché la segnaletica appare confusa. Il rischio di finire in un vicolo cieco esiste, ma potrebbe, dovrebbe spronare i ragazzi: perché loro, e solo loro, possono difendere il valore della Pro Patria, squadra nel campionato professionistico. Loro e chi è accanto loro possono far sì che il progetto mostri la sua validità ostinatamente, pur con tutte le difficoltà del mondo, e resti davanti agli sguardi di tutti come un monito.
La responsabilità sulle spalle dei tigrotti è questa e non li deve spaventare: è un'occasione, per quanto dolorosa. Se ce la faranno a salvarsi mantenendo questo spirito, come l’ha definito mister Sala, si costruiranno un pezzo di futuro. Magari, bisogna essere realisti, non quello della Pro Patria che potrebbe comunque non avere un lieto fine. Intanto, però, oggi abbiamo visto una squadra che sa lottare e anche piacere, abbiamo ritrovato anche un pubblico vivace. È molto più di quanto avessimo fino a una settimana fa: è da quanto possiamo ricominciare.