Storie - 13 marzo 2022, 21:07

LA STORIA. L'offerta che toglie il fiato a Busto: «Sono disoccupato, ma voglio aiutare i bimbi ucraini»

Una piccola cifra che vale un tesoro, accompagnata da una missiva. La risposta di don Giuseppe Tedesco: «Questo è un cuore che ama. Che Dio ti ricompensi, caro e buon fratello»

I bambini arrivati con don Giuseppe due settimane fa: la loro storia ha toccato il cuore a tutti, ma a qualcuno ancora di più

Un piccola cifra, si afferma, ma in realtà è un vero e proprio tesoro. Perché a donarla, per i piccoli ucraini a Busto Arsizio, è una persona disoccupata. Lo sappiamo, perché la donazione è accompagnata da una lettera, di quelle che tolgono il fiato. 

Don Giuseppe Tedesco, che è andato a prendere i bimbi e le mamme in Polonia due settimane fa, ha ricevuto questo messaggio e ha sentito il dovere di condividerlo. Delicato e potente, questo gesto di un bustocco che non ha lavoro, ma ha voluto pensare a chi sta peggio di lui: i piccoli e le mamme in fuga dalle bombe in Ucraina.

Sì, proprio due settimane fa il parroco di San Giuseppe era in viaggio per andare a salvare i bambini ospitati dall'oratorio e dalle famiglie l'estate prima. Purtroppo la guerra continua a gravare sull'Ucraina, ma loro sono qui, tra amici che cercano di dare loro un po' di serenità. Le necessità sono tante, la mobilitazione di Busto Arsizio non è mancata.

La lettera raccolta con l'offerta da don Giuseppe è però qualcosa che tocca il cuore, ancora più profondamente. La persona che offre quei soldi per i bambini, si descrive così: 58 anni disoccupata da due. Scrive in modo incerto, spiega, perché ha problemi agli occhi. Partecipa costantemente a una messa e ha sentito che cosa si sta facendo per quei bimbi e le famiglie.

«Nonostante le difficoltà, sento il bisogno di aiutare con questa piccola cifra chi è più in difficoltà di me».

Non può che ricordare, il gesto, la vedova che non aveva quasi niente e diede tutto al tempio, citata da Gesù. Non può che suscitare commozione e gratitudine. Perché in un mondo incattivito e che trova tempo ed energie di litigare persino sulle sofferenze della guerra, ci sono persone così. 

Ma non si può commentare, questo messaggio. Lasciamo il compito a chi lo sa fare davvero, don Giuseppe: «Questa lettera accompagnata da un’offerta vale più di mille prediche. Questa è carità, questo è un cuore che ama. Che Dio ti benedica e ricompensi, caro e buon fratello».

E c'è una speranza nella speranza: che questa persona si avvicini e si presenti. Che si faccia aiutare. Come merita, in questo circolo virtuoso di bene.

Marilena Lualdi