- 06 marzo 2022, 22:24

Pro Patria, quattro ragioni di allarme e una per crederci (e non stiamo parlando dei gol)

Sono banditi sentimenti e sensazioni oggi a Vercelli: contano solo gli errori, perché solo da lì si può ripartire. in un momento in cui tanti parlano, la squadra e Sala hanno i fatti da compiere. Possiamo farli a pezzi con le critiche e basta oppure fare come gli ultras

Gli ultras, tra i pochi accanto ai tigrotti anche a Vercelli fino all'ultimo

Non c’è spazio per le sensazioni oggi: la realtà basta e avanza, è racchiusa nella parola che mister Sala ha ripetuto con ostinazione intrisa di autocritica dopo la disfatta di Vercelli (LEGGI QUI).

Errori. 

Quanti? Troppi. Quali? Decisivi, come tutti gli sbagli in questa categoria, a maggior ragione contro la Pro Vercelli che ha un attacco che non perdona: disorientata al primo affondo dei tigrotti, ha poi saputo mantenere o riprendere il controllo dei nervi.

Ci sono almeno quattro ragioni per essere allarmati e almeno una per sperare. E non stiamo parlando dei gol, ovviamente.

La prima, è il fattore tempo. Sappiamo di averne poco, pochissimo. Partire in vantaggio con i piemontesi e trovarci poi capovolti, anzi ribaltati a più riprese con un tremendo 4-1, è devastante anche a livello morale. Guai a lasciarci deprimere per questo: ripetiamo, non è il tempo per le sensazioni, ancor meno per i sentimenti. Se ci guardiamo indietro, abbiamo subìto anche di peggio (lo 0-3 casalingo contro la Pro Sesto è semplicemente insensato) ma non serve da consolazione. Abbiamo poco tempo e lo stesso direttore Turotti ha detto di aver giocato la carta Sala (con l’assistenza di Le Noci) sulla panchina, perché la sua conoscenza pluriennale della squadra è un antidoto a questa corsa contro il calendario.

Se qualcuno tra i lesti al disfattismo a cinque giorni dal cambio della panchina, ha un’idea migliore (il che significa anche praticabile nel contesto attuale, incertezza societaria compresa) la suggerisca.

La seconda riguarda la squadra: dire che oggi non è cambiato nulla, non corrisponde alla verità, basta lanciare uno sguardo alla formazione di partenza odierna, alle posizioni in campo e compararla a quelle precedenti. Oggi una differenza, negativa, è che non abbiamo visto il solito, inappuntabile Caprile. Senza colpevolizzarlo. Solo, dobbiamo allora anche ricordarci che qualche pareggio amaro o sconfitta passata non erano diventati ancora più indigesti grazie al portiere tigrotto. È realismo.

Due settimane fa «avevano parato tutti», diceva Elia. Oggi non ha parato nessuno.

Tre, continua a materializzarsi la timidezza offensiva, si perdoni l’ossimoro: a parte il gol superbo di Piu. Poi i tigrotti non sono riusciti a segnare. L’unico baluardo contro una possibile reazione di una squadra come la Pro Vercelli che non è propensa a farsi guastare la festa in casa, ma contro qualsiasi avversaria. Stracciarsi le vesti? No, lavorare, anche qui. 

Quattro, chi c’è chi non c’è. Comunicati che vanno e vengono, mentre rischiamo il passo indietro. In una parola, la questione societaria.

Allora c’è una ragione di speranza? Oggi ce l’ha offerta una tifosa, commentando le dichiarazioni del mister.  Non ha visto cambiamenti convincenti in campo, ci ha detto, ma ci ha anche raccontato ciò che le è piaciuto: l’onestà di Sala.Volto apparentemente imperturbabile, in realtà con le tracce della delusione alla sua prima panchina ufficiale, con quel fardello che tradotto in cifre risuona 4-1, ma consapevole che ce n'era un altro ancora più pesante ereditato: salvarsi.

Pesante, non significa impossibile. Piuttosto, doveroso. I tigrotti sanno che non hanno altra scelta, per sé e per il futuro della società: in un momento in cui tanti parlano, la squadra e Sala hanno i fatti da compiere. Possiamo farli a pezzi con le critiche e basta. Oppure possiamo fare come gli ultras, furibondi probabilmente come tutti, ma fino all’ultimo istante impegnati a incitarli.Non c’è spazio per i sentimenti, oggi. Ci sono troppi errori. Non compiamo anche quello di voltare le spalle a tutto ciò che abbiamo: i tigrotti.   

Marilena Lualdi