Storie - 22 febbraio 2022, 10:57

Don Alberto Ravagnani insegna a essere belli e giovani dopo la pandemia

Da un giorno all'altro si è ritrovato con l'oratorio chiuso, poi l'idea di dialogare via YouTube. Il prete ha parlato a un folto pubblico del Fratello Sole e in streaming: «Ciò che ci rende belli è il fare esperienza dell’amore dentro le nostre crisi, le nostre fragilità»

Don Alberto Ravagnani

Da un giorno all’altro don Alberto Ravagnani si è ritrovato con l’oratorio chiuso. Quelle mura di via Don Albertario che fino al giorno prima risuonavano con le voci di bambini, ragazzi e giovani, improvvisamente si sono spente.

Ma lui, don Alberto Ravagnani, il prete che da lì a poco sarebbe salito alla ribalta della stampa e tv nazionali come prete YouTuber per antonomasia, ha voluto mantenere aperto il dialogo con i suoi giovani, inventando un nuovo modo di comunicare la fede, aprendo un canale su YouTube.

Sì, perché temeva che i suoi ragazzi avrebbero perso gioventù e bellezza. La sua preoccupazione era questa: conservare vivi questi due aspetti che rendono bella la vita dei suoi ragazzi dell’oratorio. Proprio di questo ha parlato ieri sera dinanzi a un folto pubblico che ha quasi riempito la sala del Fratello Sole e a una trentina di spettatori collegati in streaming. Ha raccontato come dopo la pandemia ha cercato di evitare che i suoi ragazzi sprofondassero nella crisi più profonda, quel crollo che purtroppo ha fatto precipitare nel baratro tanti giovani e anche tramite la storia di Jacopo, Alessio e Luca ha fatto capire quanto fosse bello il perdono, la luce e l’amore di Dio.

«L’essenza della giovinezza è la novità – ha detto don Alberto - Un giovane è una novità, un giovane è nuovo perché inedito, innovativo, al passo con i tempi, è carico, ha energia, tenace, coraggioso, ha la capacità di aggredire la vita, pronto a spiccare un salto».

D’altra parte, il prete fa notare che dopo la prima tranche di lockdown la speranza che riaffiorasse la bellezza l’aveva persa, che alcuni giovani erano davvero in crisi: chiusi, sottratti al mondo, dimentichi della bellezza e della gioventù, appunto. Non ha negato che molti trascorrono i pomeriggi sdraiati sul divano, con il telefonino, sui social, perdono la loro unicità, personalità, identità.

«Non tutti i giovani sono belli: la retorica che i giovani sono belli è un po’ stucchevole – ha lamentato il prete - Tanti sono i giovani schiavi di cellulari, droga, sesso, alcool. Questa non è bellezza. La bellezza è lo splendore del vero, la verità che si fa visibile agli occhi. Se vogliamo tornare a essere innovativi, carichi, giovani, dobbiamo tornare alle cose vere, toccare con mano la verità della vita».

Don Alberto ha saputo trascinare il pubblico con la sua verve e con quella spigliatezza e disinvoltura ormai note al pubblico. E ha poi snocciolato le tappe (campeggio al Campo Moro e tanto altro) che hanno portato i suoi ragazzi a vincere quello stato di chiusura che li ha visti per mesi sottratti al mondo.

«La felicità – ha poi ricordato il don - ci può essere in ogni momento, non solo nel futuro. La felicità si raggiunge con le persone, con gli altri. Occorre vivere la vita come una tela da dipingere. Ciò che ci rende belli è il fare esperienza dell’amore dentro le nostre crisi, le nostre fragilità».

Non sono mancati riferimenti alla città: «La realtà di Busto Arsizio è meravigliosa: le parrocchie sono sorelle e s’impegnano a condividere la bellezza». Ma anche una tiratina di orecchie alla struttura dell’oratorio: «È un luogo storico, un po’ vecchio, sente il peso degli anni».

Laura Vignati