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Calcio | 20 febbraio 2022, 08:38

Claudio Piovanelli, la penna gentile di Varese: «Tutto nacque da Radio Varese, fucina di giornalismo e umanità. Da Peo Maroso a Stefano & Stefano, il Varese specialista in miracoli»

Giornalista sportivo della Prealpina, oggi il "Pio" si gode la meritata pensione. «Il primo articolo fu un'intervista a Manuel Raga, che giocava nella Federale Lugano. Continuo a scribacchiare ma senza ricevere un centesimo: ci sono così tanti giovani disoccupati o malpagati. Con il Varese iniziai dopo la prematura scomparsa di Natale Cogliati, ecco allenatori e giocatori che mi hanno lasciato un segno...»

Claudio Piovanelli, la penna gentile di Varese: «Tutto nacque da Radio Varese, fucina di giornalismo e umanità. Da Peo Maroso a Stefano & Stefano, il Varese specialista in miracoli»

Entrando allo stadio o al palazzetto, aspetti sempre che spunti da un momento all'altro con il suo passo veloce, il suo sguardo leggero, le sue parole delicate che raccontano tutto, senza bisogno di eccedere, lasciando agli altri e ai lettori l'essenza di una partita o delle cose. Claudio Piovanelli, per tutti "il Pio", crediamo sia l'unico giornalista di Varese, e forse non solo di Varese, a cui è bello essere accanto, da collega, da tifoso, da giocatore, da allenatore, da dirigente: perché riporta ogni cosa accaduta dentro e fuori campo alla sua esatta misura. Nella vita, c'è dell'altro: a cominciare dai rapporti umani. Che, con Piovanelli e per Piovanelli, fanno la differenza. Rendendo digeribile qualunque sconfitta, anche la più atroce, e migliorabile o quanto meno ripetibile qualunque vittoria, anche la più gloriosa: c'è del bello in tutto, grazie al Pio. Quasi impossibile trovare una sola virgola fuori posto nella sua scrittura, la prima cosa da cui partire in un articolo: cosa non banale, come non lo è quest'intervista di Claudio Ferretti, piena di quella concretezza, umanità, lealtà e semplicità racchiuse nel Pio. 
Andrea Confalonieri

«Ho sempre avuto la passione per il giornalismo, l'occasione per cominciare arrivò con la nascita di Radio Varese, nel febbraio 1976: un'esperienza formidabile, soprattutto sul piano umano. Radio Varese sfornò una quantità impressionante di giornalisti che hanno poi lavorato a Repubblica, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Rai e Mediaset. Poi, in parallelo, grazie alla conoscenza di Pier Fausto Vedani e di Massimo Lodi, ho cominciato a collaborare con la Prealpina. Ricordo il primo articolo: una lunga intervista a Manuel Raga, che giocava nella Federale Lugano e che sarebbe tornato per la prima volta a Varese da avversario. Nel 1990, dopo la prematura scomparsa di Natale Cogliati, mi sono occupato prevalentemente del Varese sino al 2013, quando ho raggiunto la meritata pensione». 

Nei tuoi anni di cronista sportivo, quali sono stati i personaggi nel panorama calcistico varesino che ti hanno lasciato un'impronta?
Potrei fare un lunghissimo elenco ma mi limiterò a pochissimi nomi. In primis cito Peo Maroso, al quale ho voluto un sacco di bene e dal quale sono stato ricambiato. Continuando con gli allenatori, ho avuto rapporti molto buoni con quasi tutti, anche perché quasi tutti erano (sono) in possesso di notevolissime qualità umane.
A parte Mario Belluzzo, che è un carissimo amico dai tempi della scuola media, ricordo con affetto Sergio Caligaris, Mario Beretta e Giorgio Roselli; indimenticabile Beppe Sannino, che ci ha regalato le soddisfazioni più grandi degli ultimi anni; se dovessi stilare una classifica dei tecnici “più perbene”, in testa posizionerei Stefano Bettinelli. Tra i giocatori non ho avuto mai dei veri amici, anche per una certa differenza di età. Ho mantenuto ottimi rapporti con Edoardo Gorini, Maurizio Brancaccio (che, dopo Neto Pereira, credo sia stato il giocatore in assoluto più amato dai tifosi del Varese negli ultimi 40-45 anni) e Alessio Dionisi; ho molto stimato Mauro Borghetti e Roberto Bandirali, uomini veri.
Un capitolo a parte lo dedico a Bruno Limido, l'unico giocatore che è venuto e ancora viene a casa mia: con lui ho un bellissimo rapporto familiare. Tra i dirigenti, massima stima per Stefano Capozucca, non un mostro di simpatia ma persona corretta ed estremamente capace. E non dimentico Silvio Papini, la passione allo stato puro per i colori biancorossi. 

Hai conosciuto il dottor Enrico Arcelli: puoi ricordare la sua figura che è stata così importante per lo sport varesino e italiano?
Il dottor Arcelli è stato per me sinonimo di cortesia, gentilezza, disponibilità a livello assoluto. Non sto a ricordare i suoi meriti professionali, tutti li conosciamo bene. Una quindicina d'anni fa, in occasione di un'intervista a casa sua, organizzai un incontro con Peo Maroso: i due non si vedevano da tempo, pur abitando a un chilometro di distanza in linea d'aria, e fui felicissimo di questa iniziativa che rallegrò entrambi; mi stupì molto notare che si dessero del lei, pur avendo lavorato a lungo a stretto contatto. 

Un tuo giudizio, da super esperto, sull'attuale Varese...
E' stata una grandissima fortuna trovare la premiata ditta Stefano & Stefano (Amirante e Pertile): parliamo di due superappassionati che si sono fatti in quattro e hanno dato una chance di rilancio a una società praticamente morta; e poi quest'anno hanno anche dimostrato di saper fare le scelte giuste allestendo una squadra assolutamente competitiva. C'è stato il miracolo del passaggio in serie D, io spero ce ne sia un altro a fine stagione...

Da anni sei vicino alla società Handicap Sport Varese: puoi spiegare meglio la sua mission e i risultati conseguiti?
La H.S. Varese è una società fondata nel 1984 che si dedica allo sport per i disabili. Ha una squadra di basket che ora gioca in serie B (si sta battendo per la promozione) ma che ha disputato tra il 2013 e il 2019 il campionato di serie A, partecipando anche alle coppe internazionali. Dire che sono l'addetto stampa mi pare un'esagerazione, semplicemente do una mano scrivendo qualche articolino.

Che cosa fa adesso Claudio Piovanelli?
Mi godo la pensione. Da quando ho smesso di lavorare, ho continuato a scribacchiare qualcosa ma senza ricevere mai un solo centesimo: ci sono così tanti giovani disoccupati o malpagati, manca solo che i pensionati gli facciano concorrenza...

Claudio Ferretti


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