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| 29 gennaio 2022, 19:49

La Pro che scivola e due giorni infiniti: roba da farsi venire i cinque minuti

Ancora una volta una partita, quella contro il Padova, persa sul finale, eppure i progressi della squadra erano evidenti. Solo che i tigrotti restano soli in questa lotta: con la fine del mese si conoscerà la loro sorte, speriamo che basti per salvarsi

La Pro che scivola e due giorni infiniti: roba da farsi venire i cinque minuti

Ancora. Cinque minuti, anche meno, in cui tutto scivola via. Ogni sforzo della Pro Patria andato o mandato in fumo.  Eppure c’è un lasso di tempo che cattura ancora di più l’attenzione: due giorni, quelli che mancano ad apprendere con ufficialità la sorte della società.

Quanto sono connessi i due elementi? Specialmente in questo periodo, perché se farsi rimontare si è rivelato una consuetudine malauguratamente diffusa in questo campionato, la partita con il Padova è stata ben diversa. La svolta c’è stata, nelle ultime gare dal finale dell’anno, è che la strada non fa intravedere la meta nemmeno da lontano.

Siamo rimasti inchiodati a 22 punti, come il Mantova analogamente sconfitto, mentre una serie di squadre direttamente antagoniste si sono sollevate, chi con un pareggio chi con una vittoria. Intanto abbiamo già il Trento (a quota 26) martedì allo Speroni, reduce da un pari. Tutti vicini, si può risalire rapidamente, come si può perdere quota con altrettanta facilità.

Due giorni e cinque minuti. Partiamo da questi ultimi: perché i tigrotti cadono o si fanno riprendere spesso in quel breve lasso finale, nonostante i progressi? Oggi non abbiamo visto un crollo. Le opinioni si intrecciano, tra i tifosi. C’è chi è uscito da questo match «con rabbia e orgoglio», chi ha visto «troppa fame individuale» a un certo punto che ha messo a rischio il bottino, nonostante il gruppo sia un punto di forza dichiarato di questa Pro, chi scuote la testa pensando che tanto conta una sola cosa: la tranquillità societaria.

In quei cinque minuti scattano i fantasmi agitati dalla scadenza del 31 gennaio? L’essere stati catapultati da una società costellata di certezze a un terreno che sembra di nessuno? Non lo sappiamo, e forse nemmeno i ragazzi lo sanno.

Resta il fatto che se il presidente Citarella oggi era a Padova, chi deve dare le risposte definitive è il consorzio Sgai, proprietario delle quote di maggioranza. Consorzio su cui si allungano gli articoli di accuse sui cantieri, dal Veneto alla Lombardia. Dopo il sequestro preventivo di 110 milioni, Sgai ha rassicurato che dimostrerà la limpidezza del proprio operato.

Ma francamente ci siamo stancati di scervellarci, analizzare pezzi di inchieste e captare frammenti di segnali, perché alla fine la questione è molto semplice: intanto i ragazzi scivolano, al netto di ciò che mettono in campo. Da soli, in molti sensi. 

Mancano due giorni, due giorni appena. Roba da farsi venire i cinque minuti. Martedì primo febbraio, contro il Trento almeno la squadra sarà a conoscenza del finale di questa parte di storia.  Non è molto, ma è più di quanto sappiamo adesso: solo, speriamo che basti per salvarsi.

Marilena Lualdi

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