Non è la prima volta che abbiamo un problema: il tessile se lo ricorda, durante l'assemblea di Sistema Moda Italia di nuovo in forma fisica a Palazzo Mezzanotte. E se questo problema ora si chiama Covid, lo si potrà battere ancora.
Con il passaggio di consegne della presidenza dal bustocco Marino Vago al vergiatese Sergio Tamborini (LEGGI QUI) è avvenuta un'analisi approfondita della situazione, grazie anche a una relazione di Luca Bettale, partner di Long Term Partners- OC&C “Quale futuro per la filiera italiana del tessile-moda”, che ha spinto a guardare avanti. Forti del valore della filiera.
Orgoglio e consapevolezza
Il messaggio finale di Tamborini è stato proprio questo, nel segno dell'orgoglio e della consapevolezza: «Non siamo sotto scacco. Ci sono tante minacce, ma quella vera siamo solo noi se non ci crediamo». Invece, gli imprenditori hanno tutti i motivi per crederci. Quello che hanno fatto, quello che sanno fare, quello che devono imparare a raccontare sempre meglio per attirare i giovani (l'informazione, prima della formazione).
Tamborini ha presentato punti salienti del suo programma, partendo proprio dalla necessità ancora più incalzante per le aziende di associarsi, di lavorare insieme, in un costante confronto, per una sempre maggiore integrazione e contaminazione di idee ed esperienze. E di associarsi a Smi e promuovere insieme gli interessi comuni.
Su questo tema è risuonato il riferimento a un altro imprenditore e predecessore alla presidenza Smi, Michele Tronconi, e al suo libro "Perché insieme" (LEGGI QUI), una riflessione e sui corpi intermedi che attraversa i tempi e le motivazioni.
Le richieste
Smi, tra l'altro, ha presentato al Ministero dello Sviluppo economico un articolato piano di rilancio del settore tessile e abbigliamento, in parte già recepito ed attuato (la richiesta di allungamento della cassa al 31 dicembre 2021). «Al ministro Giorgetti abbiamo chiesto 8 miliardi, lui ha detto te ne do anche 10, poi siamo sullo stesso lago» ha detto sorridendo Marino Vago. La speranza è dunque che gli aiuti a tutto il sistema arrivino, e adeguati. Anche per riportare in Italia (e qui mantenere) alcune lavorazioni che erano state spostate all'estero.
Certo, le proposte presentate sono dettagliate e permettono di affrontare esigenze più nell'immediato, come pure seminare nel futuro.
Centrale nel dibattito la sostenibilità, quella autentica ha rimarcato il presidente Tamborini. In sinergia con la circolarità: sono e saranno due prerequisiti fondamentali dell’industria della moda, si è detto. Ma a fianco della sostenibilità ambientale - si è detto - altrettanto essenziale dev'essere l’attenzione alla sostenibilità sociale, che l’associazione persegue con attività quotidiane di contrasto al dumping contrattuale e di riqualificazione del lavoro manuale, parte essenziale dell’unicità della filiera italiana. Poi la formazione appunto, l'impegno sui rincari delle materie prime senza nascondersi che i prezzi dell'energia non torneranno come prima.
Unire le esperienze
Gli scenari, come emerso dal confronto moderato da Giulia Crivelli, fashion editor del Sole 24 Ore, sono molteplici: «Questo momento di incontro, finalmente in presenza, ci permette un momento di riflessione condivisa su quali scenari stiamo affrontando e cosa ci aspetterà nel futuro - ha osservato Tamborini - È il momento di unire le esperienze a fattor comune, di riconoscerci in una struttura associativa che ci garantisca nelle attività di rappresentanza presso il Governo e le istituzioni. Il nostro settore è una voce importante della bilancia commerciale del nostro paese ma anche un settore determinante per un altissimo numero di lavoratori e lavoratrici.»
E ancora, «un sistema moda più evoluto e unito - ha concluso - nelle sue istanze, dal monte al valle, ci permetterà non solo di rilanciare il settore nel mondo, ma soprattutto di avere un nuovo paradigma industriale del Made in Italy, più sostenibile e sempre più aperto ai giovani».