Il primo semestre 2021 ha ancora un meno per il tessile legato alla moda donna, ma ci sono prove concrete di risalita. Sopratutto grazie all'export.
A fare il punto Sistema Moda Italia. Prima uno sguardo sull'anno passato: «Similmente alla flessione del fatturato sperimentata dalla filiera Tessile-Moda nel suo complesso (-20,1%), sulla base delle analisi effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi, nel 2020 l’industria italiana della moda donna ha assistito ad una contrazione del -18,9%, che ha portato il fatturato di comparto a 11,3 miliardi di euro rispetto ai quasi 14 che erano stati raggiunti nel 2019 - si rimarca - Sulla performance settoriale non ha mancato di incidere il contraccolpo della pandemia sull’export, calato del -15,3% nei dodici mesi grazie al recupero messo a segno nella seconda parte dell’anno; il gennaio-giugno 2020 si era infatti archiviato con un decremento ben peggiore, contabilizzato a -23,6%».
Il cambio di passo
Ma adesso la musica è diversa. «Un pronto cambio di passo si è fatto strada nel 2021, come testimoniano i dati di export relativi proprio al primo semestre dell’anno in corso - si spiega - In tale periodo le vendite estere, già cresciute del +2,6% nell’arco del primo trimestre, presentano un deciso rafforzamento del tasso di crescita da aprile a giugno (+72,1%), che permette di chiudere i primi sei mesi dell’anno con un incremento tendenziale pari al +27,6%. Le vendite estere di moda donna ammontano, pertanto, a 4,3 miliardi circa nel primo semestre del 2021».
Un più che vale per tutto. La confezione cresce del +22,9%, la maglieria esterna del +38,1%, la camiceria del +16,9%, infine l’abbigliamento in pelle del +31,7%.
Ciò non significa che basti per recuperare completamente i livelli esportati nel gennaio-giugno 2019.
Tuttavia, sia la Unione europea sia l’extra-Ue, presentano un ritorno alla crescita: +25% e +29,8% da gennaio a giugno 2021. I primi quindici paesi di destinazione (in grado di coprire l’81,6% del totale) sono in crescita, tranne Regno Unito (-2%) e Austria (-6,5%).
La mappa dei Paesi
Al primo posto, con un’incidenza pari al 13% sul totale esportato di settore, «la Francia mostra un aumento pari +37,2%; la Svizzera - in primis hub logistico-commerciale per successive riesportazioni in altri mercati mondiali - cresce del +27,3%, la Germania, terzo sbocco, archivia un +18,7%». Ancora +98,2%, verso la Cina: un mercato che balza così dall’ottava posizione del primo semestre 2019 e 2020 alla quarta del 2021; anche Hong Kong vede un +35,4%.
Gli Stati Uniti restano centrali e crescono del +11,9%. La Russia cresce del 30,1%. Giappone e Corea del Sud sperimentano +6,4% e +71,5%, per un totale di 147 milioni di euro ciascuno.
Due anni prima
Il paragone che conta è quello con il primo semestre 2019. Da gennaio a giugno 2019, l’export complessivo di moda donna aveva superato i 4,4 miliardi di euro; rispetto al livello raggiunto nei primi sei mesi dell’anno in corso c'è un gap di 107 milioni di euro (ovvero del -2,4%). Nel primo semestre di quest’anno sono stati, quindi, riconquistati oltre 900 milioni del miliardo e più perso da gennaio a giugno 2020.
Con differenze tra mercati. Le esportazioni di moda donna verso i primi quattro sbocchi ovvero Francia, Svizzera, Germania e Cina hanno superato i livelli del primo semestre 2019. Gli altri sei - Stati Uniti, Hong Kong, Spagna, Russia e Giappone, oltre naturalmente al Regno Unito - sono ancora sotto. La Svizzera presenta l’aumento più consistente in termini assoluti, si nota, superando di 93,4 milioni l’export del primo semestre di due anni fa (+23,8%), seguita dalla Cina (87,8 milioni in più, ovvero +41,1%) e dalla Francia (61,9 milioni in più, cioè +12,5%).
Resta inferiore del -20,0% a confronto con il livello pre-Covid l’export verso gli Usa (71,9 milioni di euro in meno in valore assoluto), mentre quello verso Hong Kong è al di sotto del -23,9% (65,2 milioni in meno).
Se guardiamo i segmenti, l’export di maglieria donna supera del +9,4% (130,1 milioni di euro) il dato dei primi sei mesi del 2019. Invece, le vendite estere di camiceria e confezione femminile sono ancora sotto del 14,2% (-46,6 milioni di euro) e del 7,1% (-183,5 milioni di euro). Abbigliamento in pelle a -6,6%.