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Varese

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Caldaro

 / Busto Arsizio

Busto Arsizio | 15 maggio 2021, 16:50

Busto, omaggio al “lauá” nelle Giornate Fai di primavera

Archeologia industriale protagonista: porte aperte nei luoghi in cui si sono dispiegate fatiche, idee, vite della Manchester d’Italia

Gli ambienti del Museo del Tessile, caposaldo dell'archeologia industriale a Busto

Gli ambienti del Museo del Tessile, caposaldo dell'archeologia industriale a Busto

Giro nei cinque luoghi in cui si articolano le giornate Fai di primavera, a Busto. Nella prima (si prosegue, domani, domenica 16 maggio) si spuntano le circa 300 prenotazioni di giornata e si azzardano le prime considerazioni.

C’è, innanzitutto, l’orgoglio di esserci, di aprire e raccontare. Non era scontato, viste le incertezze determinate dalla situazione sanitaria (rilevazione della temperatura corporea, disinfezione delle mani e verifiche sull’uso della mascherina scrupolose, ovunque). Poi emerge la lettura dei numeri. Diversi volontari dicono che sì, le adesioni sono soddisfacenti, ma in passato le giornate del Fai erano altra cosa. Vere e proprie “feste di popolo”, questa l’espressione sentita almeno in un paio di occasioni. Che cosa è cambiato, rispetto ad allora? Certamente il fattore più condizionante è il Covid-19. A seguire, è intervenuta la necessità della prenotazione e del pagamento, on line, di un contributo minimo di tre euro.

Ma, al di là delle cifre, nei cinque stabili che furono fonte di produzione e di socialità, timbro del cartellino e lavoro quotidiano, sudore e inventiva, si è, ancora una volta, respirato interesse. Un primo passo nel cammino che dovrebbe portare Busto a diventare meta turistica legata all’archeologia industriale.

A metà mattina, l’afflusso, ordinato, al Museo del Tessile testimoniava una curiosità rilanciata verso un simbolo della città. Poco distante, il maestro Giancarlo Toran, Agorà della scherma, guidava il pubblico fra ambienti, bacheche e armi, in un percorso che partiva dalla guerra, passava per il duello e arrivava allo sport olimpico. In via Zappellini, visitatori pazienti attendevano di entrare nella ditta ex Grassi (oggi Rudolf Group) per scoprire una perla poco nota. Stessa scena ai Molini Marzoli e all’ex Macello municipale, oggi sede Agesci, di via Pepe.

«I cittadini – sottolinea la vicesindaco e assessore alla Cultura, Manuela Maffioli -  hanno dimostrato di apprezzare l'iniziativa, ma, soprattutto, di avere curiosità nei confronti del patrimonio della città. Questi due giorni sono una grande opportunità, per Busto, di farsi conoscere meglio e di attirare presenze e attenzione. L'organizzazione efficiente e puntuale del Fai e dell'Amministrazione comunale-Assessorato alla Cultura, impegnata anche ad applicare e fare rispettare le misure anti-Covid, rende possibile un'esperienza a lungo desiderata e foriera di una nuova 'primavera'». 

Al netto delle difficoltà create dalla pandemia da Covid-19, noti capisaldi di archeologia industriale hanno confermato la loro attrattività. E stabili meno conosciuti hanno fatto intuire un potenziale tutto da scoprire e valorizzare. Gli uni e gli altri con un minimo comune denominatore: il lavoro. Il lauá. Elemento identitario per Busto, impegno quotidiano e valore, seminatore di tracce che ancora comunicano e affascinano.

Per partecipare alle visite di domenica 16 maggio è obbligatoria la prenotazione, sul sito www.giornatefai.it, entro e non oltre la mezzanotte di sabato 15. Contributo minimo di tre euro. Gli ingressi, a turni, saranno disponibili fino a esaurimento posti, così da garantire il rispetto delle norme anti Covid. Sempre il 16 maggio, alle 18, al Museo del Tessile, le Giornate del Fai e BA Book si uniscono grazie alla presentazione della “Guida al turismo industriale” di Jacopo Ibello (edizioni Morellini) in cui sono censiti i più significativi siti di archeologia industriale in Italia, tra cui lo stesso Museo del tessile. Prenotazioni su eventbrite / BA book.

Stefano Tosi

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