- 06 marzo 2021, 15:30

Radice: «Ultima possibilità di presentare un nuovo piano ». Tra le condizioni di Legnano: «Terreno di Borsano disponibile per almeno 25 anni»

Caso Accam: «A Legnano non interessa un progetto basato esclusivamente sull’incenerimento dei rifiuti», dice il primo cittadino, ponendo tre condizioni per votare il nuovo piano: «Tutela degli investimenti da parte di Amga, terreno di Borsano disponibile per almeno 25 anni, tempo congruo per sviluppare il piano stesso»

Dopo tre ore intense, l’assemblea dei soci di Accam ha approvato la delibera che dà inizio al non semplice percorso di risanamento della società (leggi qui). Legnano ha scelto di astenersi. Il sindaco Lorenzo Radice spiega le ragioni di questa decisione e rivela le condizioni necessarie per votare favorevolmente il nuovo piano.

«Vogliamo dare ad Accam l’ultima chance per presentare un nuovo piano industriale – dichiara il primo cittadino attraverso una nota – . Per questo il voto di Legnano alla mozione presentata questa mattina direttamente nell’assemblea dei soci di Accam è stato di astensione. Ho precisato di avere fortissime perplessità sulla possibilità di costruire nei quattordici giorni che ci separano dalla prossima assemblea un nuovo piano, ma anche che non avremo difficoltà a fare la nostra parte se saranno garantite alcune condizioni. Innanzitutto questo piano dovrà essere concepito in un’ottica di economia circolare e non dovrà limitarsi al salvataggio dell’esistente. Inoltre all’assemblea ho chiesto il rispetto di tre condizioni, che ho sintetizzato nella formula delle tre “t”».

Eccole: «Tutela degli investimenti da parte di Amga, terreno di Borsano disponibile per almeno 25 anni, tempo congruo per sviluppare il piano stesso, dato dall’accesso alla procedura del concordato in bianco. Se saranno rispettate queste condizioni Legnano non si tirerà indietro. Ribadisco, quindi, quanto affermato da diversi mesi a questa parte: a Legnano non interessa un progetto basato esclusivamente sull’incenerimento dei rifiuti. Devono entrare in gioco altre forme alternative di riutilizzo e riciclo, secondo quello che la tecnologia può già offrire. Serve procedere a ridurre la componente da inviare all’inceneritore e aumentare la frazione da riciclare e riutilizzare. Per noi l’impianto di Borsano dovrà dunque essere profondamente rinnovato per continuare a operare e questo richiede tempi lunghi e investimenti ingenti. Investimenti che, trattandosi di soldi pubblici, devono avere le giuste garanzie».

La situazione rimane in bilico. Radice sottolinea che «quello dell’impianto sarà uno snodo cruciale quando saremo chiamati a votare il piano, perché il sindaco di Busto Arsizio ha ribadito in assemblea che l’inceneritore è l’unico strumento per rilanciare la società e che l’economia circolare è di là da venire. Una posizione, questa, che, se confermata dal piano, per noi è inaccettabile, come stiamo dicendo ormai da quattro mesi».  

Redazione