La chiamata alla riapertura sta correndo sui social (leggi qui le ultime stime sulle adesioni) per invitare i ristoratori e i titolari di bar e palestre a tenere aperte le loro attività nella giornata di venerdì 15 gennaio. Un'iniziativa che si ispira al movimento di protesta nato in Germania e che sta raccogliendo adesioni in moltissimi altri paesi, tra cui la vicina Svizzera (leggi QUI) e che venerdì approda in Italia.
Si parla di moltissime adesioni anche nel nostro Paese e i ristoratori varesini sono pronti a riaprire e unirsi alla protesta per mandare un segnale forte al Governo. Del resto è difficile capire come, rispettando tutte le disposizioni di sicurezza, andare al ristorante possa essere più pericoloso che non fare shopping in un centro commerciale affollato o al supermercato. E se chiusura dev'essere, servono almeno aiuti economici adeguati. Quelli erogati fino ad ora non sono bastati nemmeno per coprire le spese.
«Guardavamo al nuovo anno come alla fine di tutto. Abbiamo tirato la cinghia fino ad oggi, ma oltre non possiamo più andare - spiega Andrea Carcano del "C'era una volta" di Sant'Ambrogio - L'asporto è un palliativo e il delivery è un costo: dobbiamo poter riprendere a lavorare per non chiudere perché così si fatica a coprire i costi fissi e non ha senso andare avanti. Noi siamo un'attività giovane, non abbiamo le spalle coperte e possiamo resistere al massimo per due mesi ancora».
Le attività a rischio chiusura, nel breve periodo, sono tantissime e venerdì quelle varesine si uniranno in protesta. Le aperture avverranno nel rispetto delle ultime disposizioni e prevedono la tutela legale gratuita per tutti i partecipanti. Una manifestazione simbolica a cui anche alcuni cittadini potrebbero partecipare in segno di solidarietà. A rischio non ci sono solo i locali, ma anche i posti di lavoro dei dipendenti e delle loro famiglie.
«Se la manifestazione ci sarà noi aderiremo - dicono anche da La Piedigrotta e altri ristoranti del centro città - La nostra voce va ascoltata se non per le riaperture controllate, almeno per avere sostegni adeguati che ci permettano di andare avanti fino al momento in cui si potrà tornare a lavorare a pieno regime».