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Basket | 25 luglio 2020, 15:07

10 ANNI DI CONSORZIO/2. Il canestro di Sakota che zittisce Siena a 62 centesimi, gli Incredibili di Caja (dal fondo al sesto posto), il matrimonio scoppiato con il Poz

Cosa è accaduto sul parquet nell'era Varese nel Cuore, che mercoledì spegne 10 candeline? Il giocatore del decennio è Avra (media punti più alta e più minuti giocati) ma la bandiera è Ferrero, recordman di presenze (142)

Zitti tutti, parla Varese: un'immagine indimenticabile, il cielo sportivo di 10 anni di Consorzio. La bomba di Sakota a 62 centesimi dalla fine di gara 6 della semifinale scudetto ammutolisce la Montepaschi

Zitti tutti, parla Varese: un'immagine indimenticabile, il cielo sportivo di 10 anni di Consorzio. La bomba di Sakota a 62 centesimi dalla fine di gara 6 della semifinale scudetto ammutolisce la Montepaschi

Dalla seconda giovinezza biancorossa di Carlo Recalcati al regno di Attilio Caja. Dal colpo Goss a quello (mai potuto ammirare in campo) di Toney Douglas. Dai playoff del primo anno alla stagione interrotta appena andata in archivio. Cos’è accaduto sul parquet nell’era Varese nel Cuore, che mercoledì prossimo compie 10 anni di vita? Lo riviviamo in questo racconto, fatto di parole ma anche di numeri (leggi QUI la prima puntata del nostro speciale sui 10 anni del Consorzio).

2010/2011

Via al Consorzio e via al secondo anno di Serie A dopo il purgatorio del 2008/2009. Il rapporto con coach Pillastrini si interrompe: sul “pino” la seconda giovinezza biancorossa di Carlo Recalcati. Le porte del mercato, per necessità più che per veri e propri errori, restano aperte praticamente tutto l’anno: in estate, ai confermati Galanda, Cotani e Thomas, vengono aggiunti l’ottimo ragioniere finlandese Ranniko, il bomber Goss, la scienza di Krjstian Kangur, un non indimenticabile Alex Righetti e il centro Dwayne Collins. Che si fa male: dentro allora Ron Slay (e Fajardo), autentico personaggio dentro e fuori dal campo. La svolta della stagione arriva in corrispondenza di un altro infortunio, quello che occorre a Thomas: al suo posto, dopo l’errore Ryan, ecco Rok Stipcevic. Con il croato Varese acquisisce ordine e disciplina, vince otto delle ultime dodici partite e recupera dal 14° al 7° posto, raggiungendo i playoff. Ad aspettarla trova una delle Cantù più forti del ventunesimo secolo: secco 3-0 per i cugini.

2011/2012

L’estate è all’insegna di notevoli riconferme: sotto al Sacro Monte rimangono Ranniko, Stipcevic, lo splendido “gregarione” Talts, Kangur e Fajardo. I nuovi acquisti, invece, non sono dello stesso livello, Yakhouba Diawara a parte: all’errore Hurt si rimedia con il ritorno di Goss, mentre ancora si sta cercando la scatola nera per le prese di Garri, Reati e Ganeto. Come tutte le Varese di Recalcati, però, anche questa Cimberio fa il suo, tenendo bene nel fortino di Masnago (solo 3 sconfitte) e vincendo 5 volte in trasferta. Il prodotto è un’altra conquista dei playoff: stavolta davanti c’è Siena e la gioia di gara 3 vinta 73-70 è l’unica contemplabile per la banda prealpina.

2012/2013

Degli Indimenticabili si sa, si ricorda, ancora tutto: sono rimasti scolpiti dentro, come se fossero stati una squadra vincente. In effetti c’è mancato poco. Nati da un budget mai così consistente nell’era VNC (niente di trascendentale, intendiamoci…) e dalle mosse perfette della triade ante litteram Vescovi, Giofré, Vitucci, iniziano a vincere a inizio stagione (pre-campionato immacolato) e lo fanno - più o meno sempre - fino alla maledetta gara 7 di semifinale contro Siena. Vengono ancora i brividi a decantare il quintetto: la sagacia di Green, la classe di Banks, la duttilità di Ere, l’esplosività di Polonara (gran colpo italiano - altro che Garri e Ganeto - dell’estate insieme a De Nicolao), l’onnipotenza di Dunston. E poi l’uomo del destino Dusan Sakota, ancora Talts, il saltatore Rush, il difensore Cerella…
Insieme compiono la più grande cavalcata sportiva del decennio: finale di Coppa Italia, primo posto in regular season, sogni che si impilano uno sull’altro. Ai playoff Venezia è una formalità (3-1), mentre con il Montepaschi la battaglia - col senno di poi impari per faccende che con il legno lucido del parquet non c’entravano nulla - è decisa dal maledetto polpaccio che toglie Dunston dalla corsa. Gara 6 e il canestro a 62 centesimi dalla fine di Sakota, che espugna il PalaSclavo, sono il momento più alto del decennio. Gara 7 è un calvario terribile e “dimenticabile”, così come dimenticabile (e ingiustificabile nonostante gli errori marchiani degli arbitri) è il comportamento del pubblico varesino al termine del match.

2013/2014

Antipasto di una grande cena? Nossignori: il pasto è già finito. Le impossibili conferme di Dunston, Green e Banks (che poi tornerà…) rompono il giocattolo, così come lo rompe la scelta di Frates come rimpiazzo della fuga (vissuta tragicamente e fin troppo non perdonata) di Frank Vitucci. Il mercato pare una nemesi di quello di 12 mesi prima: Clark non è un playmaker, Coleman è un ex giocatore per giunta fuori di testa, il pivot Hassel non sarebbe nemmeno scarso, ma è lento di piedi e paga il confronto con il suo illustre predecessore. Si inizia male (Supercoppa e qualifying round di Eurolega persi), si continua peggio (figuracce in Eurocup, molti più bassi che alti in campionato) e si finisce con un divorzio: quando il già di suo simpaticissimo Frates asserisce che di più non si sarebbe potuto fare, viene messo alla porta. Il Bizzozi promosso capo allenatore è una boccata di aria fresca, ma non può più di un onesto 10° posto.

2014/2015

La stagione inizia ben prima di agosto: è primavera quando il presidente uscente (ma gm in carica) Cecco Vescovi chiama Gianmarco Pozzecco a Capo d’Orlando. Il matrimonio del secolo si fa in mezza telefonata, anche se rimane più o meno celato fino a fine aprile. All’entusiasmo provocato dal ritorno del Poz corrisponde una campagna acquisti interlocutoria: Kangur e Diawara sono buoni cavalli di ritorno, Robinson non è un playmaker (dove l’avevamo già vista questa?), Dean non vale lo stipendio a sei cifre che strappa, Ed Daniel è un abbaglio che fa male. L’unico a salvarsi è Rautins.
La nuova Openjobmetis inizia con l’emozione del derby e il ratto di Pesaro, poi - nei tre supplementari contro Reggio Emilia - perde Kangur e imbocca, incredibilmente, la sliding door sbagliata del destino: da lì son sei sconfitte consecutive e ci si ritrova nel buio. Pozzecco evidenzia grossi limiti di gestione del gruppo e gli arrivi di Maynor ed Eyenga non sembrano poter più di tanto cambiare la solfa. Si arriva così a fine febbraio, quando - in soli cinque giorni - crolla tutto il castello: si dimette Vescovi (che chiuderà in modo brusco e irremovibile 30 anni di amore e simbiosi con Varese), si dimette Gianmarco. Il neo presidente Coppa fa l’unica cosa buona che può fare per salvare la baracca: turarsi il naso e chiamare Attilio Caja, che - con grande professionalità - porta la barca in porto.

2015/2016

L’Artiglio, bravo in campo e corretto fuori, dove si rivela disponibile a calarsi nella realtà varesina  in modo molto umile (ingaggio tra l’altro ai minimi), meriterebbe una sacrosanta riconferma, peraltro auspicata da tutto l’ambiente, Consorzio compreso. Coppa prima gliela fa “annusare”, poi prende una strada personalistica e incomprensibile, oggi come ieri: ingaggia il “nome” Paolo Moretti (ma dopo aver cercato invano prima Sacchetti, poi Djordjevic) e lo affianca a Bruno Arrigoni, il quale - spiace notarlo - ha finito i colpi che lo hanno reso il re del mercato. Le prese di Thompson, Shepherd, Faye e Galloway sono sciagurate, il centro Davies si rivelerà un colpo da novanta (negli anni successivi, però, lontano da Varese…), Wayns è la terza guardia scambiata per playmaker degli ultimi cinque anni.
Gli infortuni funestano il pre-campionato, il campionato inizia male, Ukic è un altro malinteso (più che tecnico, umano), solo l’Europa della Fiba Europe Cup dà qualche soddisfazione (grazie anche alle prestazioni di un altro nuovo acquisto: Giancarlo Ferrero). A rimettere in sesto tecnicamente la baracca servono l’arrivo di Wright e Kuksiks, in una stagione di spese sopra le righe. Le Final Four di Chalon sono un traguardo che ringalluzzisce (peccato per la finale) mentre in serie A la squadra del coach toscano si riprende ma non va oltre il nono posto.

2016/2017

Dopo Chalon è ovvio che rimanga Moretti, anche se in società è cambiato praticamente tutto (nuovo cda, nuovo presidente) e sul ponte del comando tecnico è salito Claudio Coldebella. Cavaliero, Campani, Kangur e Ferrero sono le conferme, Maynor ed Eyenga i cavalli di ritorno, Melvin Johnson, Anosike e Pelle i nuovi arrivi. Ah, c’è anche un certo Aleksa Avramovic, soffiato ai grandi club europei: farà parlare di sé. Varese conquista la possibilità di giocare la Champions League, competizione che si rivela troppo probante per il suo livello, mentre in Italia - anche affaticata dal doppio impegno - ne azzecca poche e si mette, in breve, in una situazione molto pericolosa. Le vittorie stagionali si contano letteralmente sulle dita di una mano quando le partite andate in archivio superano già la ventina: è davvero troppo.
Via Moretti, si ritorna dall’unico che può fare qualcosa: Attilio Caja. Il coach pavese arriva, prova a pacificare un ambiente dilaniato, rigenera il materiale tecnico a disposizione (Ferrero su tutti) e sfrutta l’unico upgrade dell’annata: il crack Dominique Johnson. Con lui a martellare le retine e con un allenatore vero in panchina, è un’altra Openjobmetis: peccato che Maynor salti qualche partita sul più bello (la causa è un incidente automobilistico in compagnia di Pelle), perché la risalita si ferma a soli quattro punti dall’ottavo posto.

2017/2018

Questa volta nessuna sorpresa per Caja: è ancora lui l’uomo da cui ripartire. La squadra viene costruita con il budget forse meno consistente di tutti questi dieci anni: ha un senso Wells, più guardia che play però, piace (e funziona) la scommessa cajana di Okoye, si rivela subito solida e proficua la presenza sotto le plance di Cain. I problemi tuttavia non mancano: Hollis è l’antitesi del giocatore alla Caja e Waller è un buon tiratore e niente più. Così, insieme ai reduci Avramovic, Ferrero, Tambone e Pelle, la Openjobmetis gioca discretamente ma raccoglie poco: a Masnago tiene il servizio ma perde con le big, in trasferta invece non vince mai. Alla 15esima giornata i punti in classifica sono solo otto: è ultimo posto in coabitazione.
Il mercato di riparazione porta un play (Larson) e un’ala dalla spiccata intelligenza cestistica (Vene), il resto lo fa la granitica fiducia nell’allenatore, perché è vero che la squadra perde spesso, ma lotta sempre.
Arriva la svolta: quattro vittorie di fila per iniziare il girone di ritorno pur in corrispondenza di un calendario impossibile, poi due stop e quindi altri otto successi consecutivi, per un consuntivo di 12 braccia alzate su 15 partite. Varese passa dal fondo al sesto posto in classifica in un solo girone, conquistando i playoff: non c’era mai riuscito nessuno. Sono nati gli Incredibili, nel segno soprattutto di Aleksa Avramovic, che esplode quando si trova a sostituire in quintetto l’infortunato Wells, di un gioco pratico e divertente e di una difesa “commovente”. La post-season propone Brescia e il 3-0 che incoglie i biancorossi lascia l’amaro in bocca: in 120 minuti Varese ne domina almeno 100… Purtroppo non basta a continuare il sogno.

2018/2019

Si torna in Fiba Europe Cup, la “coppetta” che tante soddisfazioni aveva regalato tre anni prima. La staffetta tra Coldebella e Andrea Conti vale la ripartenza dal nucleo Avramovic, Ferrero, Tambone, Cain e gli acquisti di Archie, Scrubb, Bertone, (che non entra mai nelle grazie dell’Artiglio: arriverà Salumu…), Iannuzzi e Moore. In campionato la partenza è sprint: dopo Pesaro-Varese (78-98) della 13esima giornata di andata, la Openjobmetis è addirittura seconda in classifica insieme a Venezia, Cremona e Avellino, giocando con gli automatismi di un orologio svizzero. Poi, in corrispondenza del ritorno alle Final Eight di Coppa Italia dopo sei anni di digiuno (sconfitta immediata con la Vanoli) e della pausa per le nazionali, un calo smorza un poco gli entusiasmi: Varese non smarrisce mai la bussola, però smette di entusiasmare e macinare, rivelando i limiti di Moore, le lune di Archie e la finitezza della sua panchina.
I playoff rimangono in bilico fino all’ultima giornata: la sconfitta con la Virtus a Bologna li nega. In una coppa senza veri squadroni, invece, una compagine quadrata come quella dell’Artiglio non può che fare strada. Si arriva fino alla semifinale, davanti c’è Wurzburg (che non è banale): all’andata Varese subisce la peggior sconfitta (in termini di punteggio) dell’era Caja, con Archie infortunato…Il ritorno è una formalità (per i tedeschi).

2019/2020

Stagione monca, racconto e giudizio monchi…Il mercato porta Simmons al posto di Cain (e Varese, tutto sommato, non ci perde), l’ala Peak (tanto fumo, poco arrosto), il punto interrogativo Clark (che si infortuna subito e poi ci mette un po’ a ingranare) e Mayo, giocatore più pagato del roster, che nelle prime giornate sembra ripagare l’investimento ma poi crolla inesorabilmente. Anche quest’anno la Openjobmetis assomiglia a se stessa e al suo allenatore: tosta, organizzata, con pochi fronzoli. Troppo pochi, forse: in casa si vince quasi sempre, in trasferta l’inverso. Il Coronavirus detta lo stop quando Varese è al decimo posto, a quattro punti di distanza dall’ottavo ma con due partite giocate in meno. Impossibile prevedere come sarebbe andata a finire, in particolare senza aver potuto apprezzare gli upgrade Carter e Douglas.

IL CONSORZIO IN CAMPO: I NUMERI

Campionati: 10

Partite giocate (campionato): 313

Partite giocate (coppe europee): 65

Vittorie/sconfitte (campionato): 156/157

Vittorie/sconfitte (coppe): 32/33

Partite playoff: 22 (8 vittorie e 14 sconfitte)

Punti conquistati stagione regolare: 296 su 582

N. giornate in testa alla classifica: 39 su 291

Miglior piazzamento stagione regolare: 1° posto (2012/2013)

Giocatore con media punti più alta (campionato): Aleksa Avramovic 2018/2019 (17,7 pp)

Giocatore con più minuti giocati (campionato): Aleksa Avramovic (1978 minuti)

Giocatore con più presenze (campionato): Giancarlo Ferrero (142 presenze)

Vittoria più larga: Varese-Aek Larnaca 12/12/2018 (+35)

Sconfitta più pesante: Valencia-Varese 6/11/2013 e Neptunas Klaipeda-Varese 23/10/2016 (-34)

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10 ANNI DI CONSORZIO/1. Quei pionieri che salvarono la pallacanestro con un'idea che ha fatto scuola - Clicca QUI per leggere

Fabio Gandini


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