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Basket | 24 luglio 2020, 11:59

10 ANNI DI CONSORZIO. Quei pionieri che salvarono la pallacanestro con un'idea che ha fatto scuola

Da oggi VareseNoi celebrerà un'invenzione unica che il 29 luglio compie 10 anni e che ha salvato la Pallacanestro Varese dando un esempio di sacrificio, passione e partecipazione. Dal tiro di Sakota agli Indimenticabili e agli Incredibili di Attilio Caja tra sogni, sofferenze e ancor più dignità

Questa è Varese: una bandiera e un pubblico unici, un'idea che ha fatto scuola come il Consorzio

Questa è Varese: una bandiera e un pubblico unici, un'idea che ha fatto scuola come il Consorzio

Michele Lo Nero, Alberto Castelli, Stefano Coppa. Ma anche Sandro Polita, Davide Candura, Marina Elisa Affri, Alessandro Papis, Samuele Fogliani, Vito Leccese, Stefano Zanzi, Giulia Salvioni, Evelina Borghesan, Stefano Puricelli, Giuseppe Vuolo e Gianmarco Bartolemeo Faija.

È il 29 luglio 2010: le persone succitate convengono nello studio notarile Bellorini di via Sacco 10 a Varese, davanti al notaio Franca Bellorini, e firmano l’atto costitutivo di Varese Nel Cuore. La forma giuridica scelta è quella della “società consortile a responsabilità limitata”, il capitale inizialmente sottoscritto ammonta a 44 mila euro, il primo consiglio di amministrazione - riunitosi pressoché contestualmente - comprende Michele Lo Nero (presidente), Francesco “Cecco” Vescovi, Vittorio Gandini, Stefano Coppa e Claudio Maria Castiglioni. La nuova creatura, poco dopo, acquista il 100% delle quote di Pallacanestro Varese spa, dando il via a una nuova, inedita era per il più importante sodalizio cestistico cittadino.

Sono già passati (quasi) 10 anni: buon compleanno, caro Consorzio. Dieci anni di un’idea che ha fatto scuola nel mondo della pallacanestro italiana, con innumerevoli tentativi di imitazione, alcuni riusciti (addirittura affinando i meccanismi e migliorando il prodotto: pensiamo a Trento e, in parte, a Treviso), altri meno, altri ancora abortiti sul nascere: perché no, non è facile per nessuno mettere in piedi ciò che é stato messo in piedi qui e soprattutto mantenerlo faticosamente in vita, facendo diventare sacrificio, passione, partecipazione - elementi che accarezzano lo straordinario - qualcosa di ordinario.

Dieci anni di una missione salvezza, partorita - tra gli altri - dalla mente imprenditoriale di Michele Lo Nero, dal senso di responsabilità di una bandiera del campo e della scrivania come Cecco Vescovi e dall’amore per Varese e per la sua più fulgida creatura sportiva di aziende che non volevano arrendersi alle conseguenze di una evidenza perentoria: dopo quasi 70 anni di esistenza le sorti della Pallacanestro Varese non avrebbero più potuto essere rette da un solo proprietario-benefattore, da un’unica grande famiglia eletta. La sopravvivenza della società era a rischio. Niente più Borghi, niente più Bulgheroni, niente più Castiglioni: la “pacchia” era finita, qui come altrove. 

Dieci anni di resistenza e resilienza come unici, veri traguardi da raggiungere a ogni domani affacciatosi attraverso la porta del destino. E non c’è nulla di male a scriverlo, soprattutto perché fino a oggi sono stati traguardi tagliati sempre di slancio: non era affatto scontato. In mezzo, scatti in avanti forse pagati a prezzo più caro del dovuto, crisi profonde sanate dall’abnegazione e dalle tribolazioni di pochi uomini (tutti sono ancora qui, tutti verranno citati a tempo debito: valga, come inizio, come fine, come perno indispensabile, come deus ex machina, come papà che ama e soffre, il nome di Alberto Castelli), cambiamenti interni faticosi ma puntali e auspicabili svolte prima metabolizzate, poi agevolate e tuttavia non ancora (non tutte, almeno) arrivate a pieno compimento.

Dieci anni, infine, di un’epopea sportiva che non ha raccolto righe negli almanacchi: al suo posto alcuni sogni, tante sofferenze e ancor più dignità. Chiedere di meglio era forse impossibile, salvo ammettendo di ignorare la realtà di un basket diviso in due da una linea di demarcazione mai così netta: ricchi da una parte (prima Siena, poi Milano: a far loro compagnia poche, e comunque opulenti, eccezioni), poveri dall’altra. Per questo i tifosi più fedeli si tengono ancora stretti al petto alcuni giorni di luce di questo medioevo cestistico: il tiro di Sakota e la cavalcata degli Indimenticabili, la finale di Chalon e l’impresa degli Incredibili di Attilio Caja, passati dall’ultimo al sesto posto in un solo girone di campionato, cimento mai riuscito ad alcuna squadra in 98 edizioni della Serie A. 

Dieci anni che VareseNoi ha deciso di celebrare a dovere, come merita solo chi entra nel mondo, gli dà un senso e lo cambia. Da qui al 29 luglio, il nostro giornale vi proporrà approfondimenti, video, interviste ai protagonisti, focus e analisi, per poi concludere il percorso con una diretta - mercoledì prossimo - alla presenza del presidente Alberto Castelli. Restate con noi.

Fabio Gandini


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