PEAK 5,5
La definizione data dall’Artiglio in precampionato («Peak? Un Avramovic di tre anni fa») sembra calzargli a pennello, anche se un pochino per eccesso. Insomma: i mezzi atletici e anche tecnici ci sono - e i primi sono un’isola in una squadra che pare un oceano di dopolavoristi dal punto di vista atletico, ora come ora - la testa per essere continuo nell’arco del match ancora manca. E qui servono protagonisti là dove si fa canestro, pure in fretta.
TEPIC s.v.
Ci rifiutiamo di dare un valore ai 7 minuti di questo soggetto misterioso. Colui che doveva essere il sesto uomo designato entra solo al 13’, ultimo di una panchina già ruotata quasi per intero. Un cameo come quelli dei grandi registi nei loro film, solo che qui più che di un’opera si deve discettare di un pianto: tempo di essere battuto in ciabatte Havaianas (quelle tarocche che compri in autogrill) da Gentile in penetrazione e la panchina gli si ri-materializza davanti. Una sola domanda, peraltro non proprio fresca di oggi: sicuri sicuri che sia ancora un giocatore di pallacanestro dal punto di vista atletico? Saremmo felici di essere presto spernacchiati.
JAKOVICS 5
Cosa fa un tiratore che fa 0/6 da tre? (no, non è l’inizio di una barzelletta…).
NATALI 6
La carta d’identità che presenta all’ingresso nella tenzone è priva di tremori: bombetta dall’angolo a infiammare una Masnago ancora speranzosa. Poi, però, fa e può fare poco in una nave che non galleggia, nonostante la buona volontà che sgorga a fiumi.
VENE 5,5
Miglior marcatore biancorosso insieme a Ferrero, ma il sapore che lascia in gola la sua prestazione non è di quelli più gustosi. Scentrato al tiro (2/8), sottotono atleticamente, impossibilitato a donare quella dose di intelligenza e di “intangibles” che due anni fa - in una compagine forte - facevano la differenza. Attenzione: il confine tra l’uomo di qualità e l’equivoco, in certi contesti, può essere sottile.
SIMMONS 5
Lo salvano gli 8 rimbalzi, altrimenti la sua gara varrebbe meno di 5. Sempre dietro a Bilan in difesa (e son dolori…), sempre un pelo in ritardo negli “show” che erano il marchio di fabbrica del predecessore, invisibile (ai compagni) in attacco. Che altro? Ah sì: sicuri sicuri (e siamo a due…) che uno con quelle qualità atletiche vada usato solo per far blocchi?
MAYO 4,5
Il voto più basso va a lui. Perché uno giudica la partita, non la carriera, né le potenzialità. Segna il primo canestro dal campo che è già ora di andare a bere il tè caldo: prima, ma pure un po’ dopo, tira disperati dardi che sa essere tali, in un’estemporaneità che tradisce la sua estraneità al sistema e alla leadership che gli dovrebbe appartenere. Non attiva, difende poco, si nasconde alla lunga pur con qualche guizzo che prova a sistemare invano il tabellino. Emozione dell’esordio, giornata storta, crisi di rigetto? Una sola certezza: quello di stasera non è il Mayo vero.
TAMBONE 6
Sufficienza, caro Matteo, non di più. Perché è vero che nel buio offensivo dei tuoi sodali, il tuo inizio convinto e concreto è parso quasi un bagliore accecante, fatto di triple e tanta determinazione, quasi da leader. Ma in difesa non ci siamo. Quasi mai.
GANDINI 6
Fa quel che può, il Ganda. Anzi, quel che deve.
FERRERO 6,5
I suoi 10 punti sono una ciambella di salvataggio - gonfiata con grinta, cuore, garra e dignità - che permette a Varese di non affogare in un -30 o peggio che sarebbe stato un po’ troppo indecoroso all’esordio. Poi se la sua armata tira 7/42 (in lettere: sette su quarantadue) da tre, c’aggia fà?