- 05 ottobre 2018, 11:11

Gli Alpini donano un macchinario innovativo all’Hospice

La raccolta fondi per l'acquisto del carrello multisensoriale, in grado di alleviare le sofferenze dei malati, prenderà il via con la festa degli Alpini al Museo del Tessile

Gli Alpini si contraddistinguono ancora una volta per un gesto di altruismo. La sezione varesina (zona 10) che comprende i gruppi dall’Olona al Ticino, ha donato all’Hospice di Busto un macchinario di ultima generazione, un carrello multisensoriale in grado di alleviare le sofferenze dei malati terminali. L’iniziativa è stata presentata alla presenza del dott. Valter Reina, responsabile dell’Hospice  e del presidente dell’associazione “Amici di Rossella”, Gianni Maddaluno, da sempre vicino alla struttura. Presente una rappresentanza delle Penne Nere, guidata da Alessandro Bonfanti, responsabile della zona 10 (che comprende i gruppi di Busto Arsizio, Castellanza, Ferno, Gorla Minore, Lonate Pozzolo, Olgiate Olona, Samarate, San Macario e Solbiate Olona) e da Franco Montalto capogruppo di Busto.

 

Quello di Busto sarà il secondo hospice in Italia a beneficiare del macchinario, in grado di rilassare il malato attraverso una serie di stimoli multisensoriali, migliorandone così la qualità della vita. La raccolta fondi per l’acquisto del carrello inizierà con la festa degli Alpini al Museo del Tessile. Servono circa 6mila euro: “Contiamo di consegnare il macchinario entro Natale”, assicura Montalto. L’iniziativa è nata per rendere omaggio a Franco Bertoglio, capogruppo Alpino della zona di Varese recentemente scomparso, dopo aver trascorso in un hospice gli ultimi mesi di vita.

 

“La medicina palliativa – ha sottolineato il dottor Reina, ringraziando gli Alpini – nasce per dare una possibilità al malato inguaribile di sentirsi curato. Offrire una buona terapia dei sintomi è una medicina a servizio della persona, per salvaguardare la sua dignità”. L’Hospice è stato recentemente contattato dal liceo delle Scienze Umane di Busto Arsizio, aggiunge il coordinatore infermieristico Rita Maimone, per spiegare ai ragazzi che “l’educazione alla vita passa anche attraverso la sofferenza”.